“I Vini di Indovino”: Il sommelier recensisce il cuore della Mosella tedesca

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Lieser Niederberg Helden Riesling Spätlese 1L VDP, Schloss Lieser, 2015

Ci troviamo nella Mittelmosel, la zona per così dire “Classica”, ovvero quella in cui si concentrano tutti i vigneti storici. Un tratto che costeggia la Mosella per 120 Km, nel Distretto della Rheinland-Pfalz, e più precisamente nel villaggio di Lieser: incastonato in questo sorprendente scenario ed a pochi passi dall’antico e famoso borgo di Bernkastel-Kues. L’intero villaggio è dominato dal castello di Schloss Lieser e dalla cantina omonima che guardano i vigneti dal basso. È qui che notoriamente venivano prodotti alcuni dei più grandi vini della Mosella sino al declino degli anni ’70, anno di vendita della cantina ed inizio di un “passaggio di mani” abbastanza fortunoso.
La ripresa è iniziata nel 1992 con l’arrivo di Thomas Haag, figlio d’arte (di Fritz Haag), dapprima come direttore e responsabile di cantina, per poi divenirne il titolare con l’acquisto nel 1997.
Un nuovo percorso, libero da tutti gli schemi se non quelli qualitativi, durante il quale mettere in campo sia le nozioni apprese a Geisenheim che l’esperienza maturata nell’azienda di famiglia. 20 anni di duro lavoro grazie ai quali la Weingut Schloss Lieser è tornata a primeggiare (come testimoniano i riconoscimenti della Gault&Millau), rinconquistando il lustro d’un tempo, e durante i quali Thomas è stato eletto viticoltore dell’anno nel 2015. L’ascesa di Thomas è stata poi coronata dal sogno di tutti i produttori della Mosella: gestire in affitto 1 dei 3,5ha del vigneto mitologico di Bernkasteler Doctor.
Difficile provarci e riuscirci, poichè l’unico modo certo è avere i requisiti minimi richiesti dalle Fondazioni proprietarie delle vigne e superare le loro rigide selezioni, per poi usufruirne per un tempo determinato: proprio così, visto che le Holdings si riservano di mantenere una ciclicità nella gestione del Bernkasteler Dr., selezionando periodicamente tra i migliori interpreti nel panorama enologico della Mittelmosel.
La maggior parte del lavoro di Thomas si concentra ovviamente a Lieser, nei 13ha di proprietà, la cui maggioranza è concentrata nel Lieser Niederberg Helden (vigneto classificato Erste Lage), cui si aggiungono Brauneberger Juffer e Brauneberger Juffer Sonnenuhr.
Si alleva solo Riesling in questi vignetta (70enni) esposti tutti tra sud e sud-ovest, con altitudini massime di 300m e pendenze che arrivano a sfiorare anche l’80%. Ciò che caratterizza maggiormente queste

Landshut, a ruin at Bernkastel-Kues, germany

vigne, oltre al notevole dislivello, è l’ardesia blu (risalente al Devoniano), che affiora fino in superficie e compone la matrice del suolo per il 70%, nella quale le viti affondano le loro radici beneficiando oltrettutto del suo effetto “termoregolatore”: le placche infatti accumulano il calore diurno rilasciandolo gradualmente nelle ore notturne.
A ciò si unisce il rispettoso, duro, e certosino lavoro in vigna. Operazioni effettuate unicamente a mano, nella maggior parte dei casi legati agli apici dei filari con delle funi per evitare cadute accidentali.
Altrettanto rigorosa è la selezione delle uve, per consentirne la giusta concentrazione nei grappoli, con rese che sfiorano a malapena i 55 hl/ha. La vendemmia avviene in più passaggi, durante i quali si cerca di raccogliere soltanto i grappoli che abbiano raggiunto la maturità ottimale.
In cantina, dopo la pressatura, il mosto fiore viene fatto fermentare in acciaio per opera dei lieviti indigeni. Solitamente, a causa delle temperature basse, le fermentazioni sono molto lente e, come da tradizione, vengono interrotte con delle decantazioni a freddo non appena si raggiunge il residuo zuccherino desiderato: un marchio di fabbrica, un modo per far si che nel vino gli zuccheri naturali ricordino l’aspetto primordiale del mosto.
Infine, prima dell’imbottigliamento, i vini effettuano un breve passaggio in legno (più o meno lungo a seconda dell’annata)  Ho avuto la fortuna di assaggiare lo Spätlese di Haag, il Niederberg Helden, degustato con, e grazie, l’amico sommelier Giovanni Starace.
Di seguito vi riporto le mie sensazioni/impressioni in merito. Sicuramente ne son rimasto affascinato fin da subito per l’aspetto, per la tenue tonalità paglierina, attraversata da bagliori giovanili.
Al naso è incredibile per come si sia lasciato “leggere” con grande nitidezza ogni volta che ci siamo avvicinati al calice. L’impatto iniziale è di frutta, l’agrumato del mandarino in primis, accompagnato da un taglio erbaceo, poi pesca bianca ed in seguito la nota funginea di champignon ed un lieve sentore di affumicato a marcarne in maniera inequivocabile in profilo olfattivo.
La beva è disarmante ed imbarazzante al contempo, per l’impatto, per il bassissimo tenore alcolico (7,5%), per la dolcezza accennata ma puntualmente bilanciata da freschezza e sapidità, per la lunga chiusura di bocca in cui si ripetono le sensazioni talvolta morbide, talvolta acidule.
Di sicura prospettiva, ma difficile da conservare se si pensa alla grande bevibilità.
Ne ho apprezzato al meglio le caratteristiche in un calice abbastanza voluminoso ed affusolato ad una temperatura compresa tra i 12 ed i 14°C, credendo che possa essere il compagno ideale di una serata dalle contaminazioni etniche, magari con un buon Sushi.                                                           Rubrica a cura di Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina.