La danza sposa il cinema. Al Museo Madre con “Il giardino delle erbacce” di Sieni

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“Ogni persona arriva a terminare la sua frase, il suo gesto e questo viene incluso e ripreso dall’interprete successivo. La camera ogni volta cambia inquadratura e ogni volta l’interprete è associato a una erbaccia diversa. A una attenta osservazione si nota che l’erba è acciaccata: è come se un angelo, una presenza misteriosa stesse girando questo film”– così dichiara Virgilio Sieni sulle pagine de “La Stampa” a proposito del suo “Il giardino delle erbacce”, il corto proiettato al Museo Madre nella sala “Re_PUBBLICA” il 22 marzo in anteprima napoletana. L’evento si colloca nel quadro delle attività che il Madre promuove con il centro di produzione teatrale “Casa del contemporaneo” e la Fondazione Donnaregina, in questo caso si tratta della rassegna “Voci e altri invisibili” (per tutti gli appuntamenti in programma, http://www.casadelcontemporaneo.it/#programma ): incontri, proiezioni e performance “fuori sede e fuori tempo”, cioè in luoghi non teatrali ma d’arte contemporanea. La serata di proiezione ha visto gli interventi di Laura Valente, Presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, nonché direttrice del Ravello festival-sezione Danza; Maurizio Zanardi, filosofo e fondatore della casa editrice “Cronopio” e  Massimo Marino, critico teatrale del Corriere della Sera e Doppiozero.com.

 

 

Il cortometraggio “Il giardino delle erbacce”, della durata di 19 minuti, vuole trasmettere il senso di un’umanità in dialogo con la natura, dove l’umano del gesto si rigenera nell’ascolto delle erbe spontanee, della terra, nella scoperta dell’altro. La sensazione terrigena di cui l’opera è innervata, risulta chiara fin dall’inizio:-“ È l’alba. Una persona, un solitario, forse un fuggiasco, se ne sta seduto in un campo incolto. Sembra in attesa d

i qualcosa. Improvvisamente è attratto da un bagliore, un riflesso su un ciuffo d’erba. Socchiude gli occhi, la mano appoggiata cade dal ginocchio, sposta la gamba per alzarsi pressando la terra col tallone. Da qui inizia il viaggio. Nel breve tragitto che lo separa dal punto dove ha intravisto qualcosa, un atlante di gesti e volti abiteranno il suo spostamento: dall’alba al tramonto, ogni gesto si trasmette nell’altro, ogni tratto trova dettagli diversi nell’infinito del campo di erbe”– recita la sinossi.

 

Il passaggio alla resa cinematografica della danza è un ulteriore arricchimento della già importantissima esperienza di Virgilio Sieni, uno dei protagonisti della danza contemporanea italiana fin dai primi anni ‘80. Una formazione, la sua, che si presenta variegata fin dall’inizio, tra studi di arti visive, architettura e arti marziali. Tra le nomine più importanti dell’artista, vincitore dei premi Ubu, Danza&Danza, Lo Straniero, Anct, ricordiamo la direzione della Biennale di Venezia – Settore Danza nel 2013; la rappresentanza per l’Italia a Marsiglia, capitale europea della Cultura 2013, con il progetto Arte del gesto nel Mediterraneo che coinvolge 160 interpreti provenienti da diversi paesi, e a Bruxelles. Dal 2016 insegna all’Accademia di Architettura di Mendrisio; nello stesso anno avvia il progetto Arte del gesto nel Mediterraneo – Accademia sui linguaggi del corpo e l’opera dei pupi, un inedito percorso di formazione che indaga la relazione tra danza e opera dei pupi. Ha appena messo in scena Petruška, su musiche di Igor Stravinskij e Giacinto Scelsi, in collaborazione con il Teatro Comunale di Bologna. Il prossimo giugno curerà regia e coreografia de Il Prigioniero / Quattro pezzi sacri, su musiche di Luigi Dallapiccola e Giuseppe Verdi, per il Maggio Musicale Fiorentino.