Peperoncini verdi: un cult della cucina popolare estiva campana che lo chef Benzato, dell’Arcobaleno di Cava, fa sposare il mare

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Nella foto lo chef Pietro Benzato con il suo aiuto Giovanni Petti, il maitre Luciano Mannaro, Vittorio e Ilaria Mannara

Un piatto da cui, in questo periodo, non si può prescindere. Un ortaggio diventato il principe degli ingredienti per panini e “marenne” per intere generazioni, soprattutto accompagnato da mozzarella o fior di latte. Non ci sono  termini per definire una delle bontà più apprezzate tra quelle che nascono negli orti della nostra regione in questi mesi. I peperoncini verdi o del fiume condizionano le cucine di case e ristoranti con il loro sapore unico e deciso. Un po dolce e con il retrogusto amaro sono amati per lo più fritti con i pomodorini. Ma il suo uso in cucina è svariato, ed anche se il suo gusto ha un carattere spiccato esso si presta docilmente a tante preparazioni. Si lascia plasmare trasformandosi in materia prima per primi e secondi piatti anche dai toni gourmet. Ma se esso per la città di Napoli e la sua provincia è “o puparulillo do’ sciumm”, nel salernitano è conosciuto inequivocabilmente come “friariello” per il fatto che  veniva esclusivamente consumato fritto per intero. Esso a differenza dei peperoni è di  piccole dimensioni (6/12 cm) e di forma allungata. Esso viene commercializzato e consumato a maturazione incompleta, quando il colore è verde intenso e questo vale sia per il peperoncino napoletano caratterizzato da forme allungate ed apice appuntito, che per il peperoncino di fiume o nocerese caratterizzato, invece, da bocca irregolare ed apice trilobato. La coltivazione del peperoncino verde friariello interessa il territorio dell’acerrano-nolano, nella provincia di Napoli ed il territorio dell’Agro-Sarnese Nocerino in provincia di Salerno. La sua presenza storica nella valle del Sarno molto probabilmente risale all’opera svolta dai monaci Cistercensi, chiamati dalla Francia da re Carlo d’Angiò, per fondare due abbazie nel territorio tra Napoli ed Eboli. Fu proprio lungo il fiume Sarno, a San Pietro di Scafati, che i Cistercensi francesi fondarono la prima abbazia dedicata a Santa Maria della Real Valle, da qui iniziarono a diffondere le loro conoscenze rurali, arricchendo la già florida coltivazione autoctona con numerose coltivazioni portate dalla Francia. Alla loro esperta opera dobbiamo, molto probabilmente, la presenza nei campi dell’Agro Nocerino-Sarnese di specialità tipiche francesi divenute poi produzioni tradizionali locali, come il peperone Chiochiera, il cetriolo piccolo per sott’aceti e per l’appunto il peperone Friariello. La sua coltivazione può avvenire sia in pieno campo che in coltura protetta ed è una produzione specialistica che richiede cure attente. Proprio nell’area d’elezione, ai confini tra Cava de’ Tirreni e Nocera Superiore, il “friariello” trova tanto spazio nel menù del ristorante l’Arcobaleno dei fratelli Vittorio e Umberto Mannara. Nei locali appena ristrutturati per meglio accogliere eventi e cerimonie lo chef Pietro Benzato, con l’aiuto Giovanni Petti, propone: le Cortecce con gamberetti, peperoncini e pomodorini gialli o la Calamarata con peperoncini, calamari e pomodorini. Ma anche gli spaghetti con cozze e peperoncino verde.