A Vico Equense nasce “Pizza Therapy”

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Il nuovo locale di Michele Cuomo rafforza l’idea della bontà universale della regina della tavola  

 Guarire con la pizza. La traduzione frettolosa può trarre in inganno, perché non si tratta di un laboratorio medico. Qui si guarisce dalla malinconia, stando in compagnia, con una bontà che ti accarezza l’anima, ti rilassa e si fa gustare senza chiedere nulla in cambio. L’insegna della nuova pizzeria aperta da Michele Cuomo in via Roma a Vico Equense suona come una dichiarazione d’amore verso un pietanza storica della tradizione locale, tanto da considerala una medicina, una terapia appunto. Una medicina e una mania al tempo stesso. Una passione che coinvolge da qualche secolo l’intera popolazione della Campania e che come un virus inarrestabile si è  propagata nel mondo intero in nome di una napoletanità inimitabile. Cuomo ha colto l’essenza più intima della storia della pizza e l’ha messa nell’insegna. Del resto il noto ristoratore, patron del Cerasè, è anche il presidente dell’associazione di pizzaioli che organizza l’evento di successo “Pizza a Vico” ed il suo forte  legame con questo piatto tipico lo ha portato a lanciare messaggi originali ma chiari su quello che si mangerà nel suo nuovo locale. Non è un caso che tutto ciò avviene a Vico Equense, nella patria della pizza a metro che ha una sua personalità specifica, un carattere unico che attira ogni giorno centinaia di appassionati da mezz’Italia. La pizza a Vico, si sa, nasce figlia del pane, nasce nei forni dei panettieri della città. Mentre a Napoli ha una suo percorso autonomo che vede il pizzaiolo impastare ed infornare una pietanza che non ha niente a che fare con la pasta del pane. Eppure entrambi le versioni, quella metropolitana e quella contadina, sono apprezzatissime e si sono conquistate un grande spazio nell’olimpo della gastronomia internazionale e nel cuore dei buongustai. La sfida di Michele Cuomo è quella di mettere insieme le due grandi tradizioni per proporre una sintesi dal gusto universale, un sapore che unisce due scuole, due idee, due storie. Quindi la lunga lievitazione tipica del pane si incontrerà con la stenditura più sottile e a forma di disco della tradizione partenopea. Mentre il cornicione alto ricorderà il gusto e l’altezza della pizza a metro che il cornicione non lo prevede affatto. Una fusione che sarà impasta ed infornata dal giovane Giosuè D’Aniello che proporrà una serie di pizze che valgono veramente coma una terapia. C’è l’omaggio allo chef stellato vicano Peppe Guida con la pizza a lui dedicata e da lui ideata, una  marinara con olive, capperi, carpaccio di polpo, olio evo Dop e scarola riccia. E ci sono quelle dedicate al territorio come la Nerano con zucchine, parmigiano, pancetta, fior di latte, basilico fritto e olio Evo Dop, la Sorrento con le sue noci, speck d’anatra, fior di latte, la Vico con la sua ricotta, il lardo di Colonnata, gamberi rossi e fior di latte e cosi via per ogni località costiera. Oltre ovviamente alla Margherita con pomodoro San Marzano, fior di latte, olio Evo Dop e basilico. Ma qui si inizia, come tradizione comanda, con il cuoppo o la degustazione di montanare vicane. C’è lo spazio della pizza fritta dove risalta la classica con cicoli e ricotta e c’è l’angolo cucina con pochi ma gustosi piatti ad iniziare dalla degustazione di cannelloni. Una buona selezione di birre, dove spicca la Syrentum, chiude il menù.      .