Jennifer, 19 anni, massacrata e sepolta viva incinta: permesso premio al killer

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Dopodomani saranno trascorsi undici anni. Era la notte fra il 29 e il 30 aprile 2006, quando Jennifer Zacconi, 19 anni, venne massacrata a calci e pugni e sepolta viva in una buca a Maerne di Martellago. Era poco più che ventenne, era al nono mese di gravidanza. Morirono lei e pure Hevan, il piccolo che la ragazza di Olmo portava in grembo, uccisi dall’amante che non voleva quel figlio: Lucio Niero, condannato nel 2008 a trent’anni di carcere, un uomo che ha appena fruito del suo primo permesso premio. Il beneficio è previsto da una legge del 1975: Norme sull’ordinamento penitenziario e sull’esecuzione delle misure privative e limitative della libertà.

Per quindici ore, dalle 8.30 alle 23.30 di domenica scorsa, il 45enne di Noale è potuto uscire dal carcere scaligero di Montorio, per trascorrere una giornata a casa della sorella e del cognato, alle porte di Castelfranco Veneto. A permetterglielo è stato il decreto, firmato il 12 aprile dal magistrato di sorveglianza Isabella Cesari e vistato l’indomani dal procuratore aggiunto Angela Barbaglio, che ha accolto la richiesta presentata dallo stesso Niero il primo di questo mese.

Insieme alla troupe di Chi l’ha visto, che ieri sera ha affrontato il caso su RaiTre, ascoltiamo anche la voce di un padre. Tullio Zacconi non può dimenticare il referto autoptico del medico legale Antonello Cirnelli e la requisitoria del pubblico ministero Stefano Buccini: «Strappati tutti i capelli, spaccata la spina dorsale, presa a pedate, buttata in una fossa e calpestata quando ancora respirava, con in grembo un bambino che avrebbe partorito pochi giorni dopo…». «Ringraziamo le istituzioni, il governo che abbiamo, le leggi che ci sono. Se dopo undici anni e con due omicidi sulle spalle (ma per la sentenza è stato solo uno, ndr.) mandano fuori un assassino anche soltanto per una giornata, dentro di me non posso che avere rabbia. Chi paga è la vittima e basta, il carnefice non paga niente».lo..