Ritorna il ristorante Caruso di Sorrento con le sua storia e le sue suggestioni mediterranee a tavola proposte dal nuovo chef Gennaro Vingiano.

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Nella foto: lo chef del Caruso Gennaro Vingiano , il suo aiuto Antonio Cinque, il maestro pasticcere Costantino Della Pietà, Ada Ferraro e Abdur Rasel

Ripartono anche i templi del gusto   

Per i cultori della cucina d’eccellenza è stato come restare orfani. Vedere le porte del ristorante Caruso di Sorrento sbarrate dalla pandemia, che continua a minacciare il mondo intero, è stato come per i credenti non avere più il proprio luogo di raccoglimento. Perché il Caruso non è un semplice ristorante. Ma un vero è proprio tempio del gusto che ha inciso profondamente nella storia gastronomica della città del Tasso. Un istituzione universalmente riconosciuta come quella che ha aperto nuovi sentieri all’idea classica di ristorazione che fino ad allora puntava tutto su una cucina pensata per i turisti di passaggio con pochi e banali piatti. Quindi la riapertura, prevista per il due luglio, suona come una data importante per Sorrento. E non solo per il ritorno di uno dei luoghi più famosi della cucina mediterranea; ma anche per il messaggio di speranza che accende rispetto ad un graduale ritorno alla normalità. E Paolo Esposito, storico patron del Caruso, lo fa a modo suo: facendo arrivare un nuovo chef. Infatti dal due luglio la brigata della cucina del ristorante museo  dedicato al grande tenore Enrico Caruso finisce nelle mani salde ed esperte di Gennaro Vingiano. Lo chef Vingiano, che sarà aiutato da Antonio Cinque, Ada Ferraro e Abdur Rasel, è passato per  la scuola del tristellato  Heinz Beck e dopo varie esperienze approda al Caruso con un baglio tecnico e creativo all’altezza del contesto, che prevede anche una notevole cantina, costruito da Paolo Esposito. Per cui il menù si apre con i piatti di crudo di mare che hanno fatto storia e che si rivelano con suggestivi descrizioni come il Carpaccio di tonno agli agrumi sorrentini, erbette di campo, yogurt alla senape e frutti di bosco. O le  Tagliatelle di seppie al pepe di Sichuan e lime su insalatina e lenticchie di Beluga. Ma non mancano puntatine d’eccellenza estera come il Foie gras d’oca  con purea di mela, aceto balsamico confettura di cipolle rosse neve d’olio Evo e pan brioche o esempi di cucina del territorio come la Caprese di bufala scomposta. Mentre i primi si aprono con un omaggio al maestro Beck con i Guanciotti farciti con ricotta di bufala, coulis di datterini gialli e rossi, alici di Cetara crumble di biscotti di Agerola e scaglie di caciotta .Ma l’elenco dei fantasiosi primi continua con i Cappelletti ripieni di burrata, scampi, pancetta croccante e crema di zucchine in salsa di bisque con i Tagliolini fatti a mano con riccio, gambero marinato con limone di Amalfi e finocchietto selvatico. Anche i secondi rivelano la bravura dello chef e la scelta di materia prima eccellente con il Trancio di cernia cotto sulla sua pelle su schiacciata di patate e salsa mediterranea, il  Filetto di spigola in salsa di agrumi e gel di finocchio, il Calamaro scottato su zucchine alla scapece, il Lombo di agnello con spinaci  croccanti,  patate al pane panko e crema di caprino o l’internazionale  Chateaubriand con le sue salse e contorni. Mentre la lista dei dolci è governata dal maestro pasticcere Costantino della Pietà che propone il Trittico di delizie ai profumi sorrentini, le Gocce capresine con gelati e frutta, le  Isole del golfo con cuore di pastiera, girasole di crema e amarena e babà,  la Torta Caruso ed il  Tiramisù a mezzaluna salsato al caffè.