Per il cenone di San Silvestro trionfano i piatti marinari e le bollicine

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Anche ai tempi del covid, per la tavola di fine anno c’è un solo comandamento: piatti beneauguranti ed un tocco di lusso. Chiudere i trecentosessantacinque giorni appena passati con una cena dai toni eleganti e con piatti che prevedono ingredienti più pregiati è l’unica regola. Per il resto non c’è consuetudine o tradizione che tenga. Anche se quest’anno siamo costretti a stare in casa, l’ultimo giorno dell’anno si festeggia in modo totalmente libero, secondo  i gusti personali. Anche per il cenone sono aboliti i condizionamenti tipici dei menù dei giorni di festa. Unica costante che accomuna quasi tutti gli italiani sono le lenticchia considerate un portafortuna ed il brindisi finale, possibilmente con bollicine nazionali. Ma per gli appassionati è concesso inebriarsi con l’ottimo champagne dei cugini transalpini. Spazio alla fantasia dunque.  Per cui la tavola dell’ultimo dell’anno è un trionfo di creatività. Molto lontana da quella del Natale che pretende la tradizione in primo piano. Crostacei innanzitutto, quelli pregiati che partono dall’aragosta per finire ai prelibati gamberetti. E non c’è crisi che tenga, per la cena di San Silvestro a tavola ci vuole un segno di benessere che porti fortuna per i prossimi 12 mesi. Ostriche o scampi che siano, anche solo un assaggio. La loro presenza diventa necessaria per accompagnare quell’ottimo vino conservato da tempo per questa speciale occasione.