Il 14 ad Acerra cerimonia al Centro Sportivo Diocesano in memoria di Roberto Lorentini

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La Caritas di Acerra, insieme all’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel, nell’ambito della campagna di sensibilizzazione «Io ti rispetto», intitolerà i locali del Centro sportivo diocesano a Roberto Lorentini, medico toscano morto insieme ad altre 38 persone nella calca provocata durante la finale di Coppa dei Campioni del 29 maggio 1985 nello stadio di calcio “Heysel” in Belgio. Si tratta di un «atto simbolico per promuovere l’educazione alla non violenza e la difesa della vita, i valori del rispetto e della lealtà attraverso lo sport, in un tempo come il nostro segnato da guerre e conflitti su scala mondiale» afferma il direttore della Caritas Vincenzo Castaldo. Ancora di più se a lanciare il messaggio di pace e fraternità sono «i ragazzi a rischio che ogni giorno aiutiamo nel nostro Centro diurno alle spalle della Cattedrale, praticamente nella casa del vescovo, per sottrarli al degrado sociale e alla povertà materiale ed educativa che attanagliano alcune zone del centro storico di Acerra e che spesso rappresentano terreno fertile per la delinquenza e la devianza, soprattutto giovanile» continua Castaldo. Per questo martedì 14 ottobre alle 17.30 in via Nino Bixio – adiacente al Duomo alla presenza di Istituzioni civili e militari «dedicheremo i locali del nostro Centro al medico Roberto Lorentini, 31 anni, di Arezzo, che ha immolato la sua vita per salvarne altre, gesto per il quale è stato insignito della medaglia d’argento al valor civile» aggiunge Castaldo. Alla intitolazione interverrà Sergio Brio, storico capitano della Juventus e testimone diretto di quella tragica serata, che rappresenterà per l’occasione la squadra di calcio bianconera. Ci saranno anche Andrea Lorentini, figlio di Roberto, presidente dell’Associazione Vittime Familiari dell’Heysel, e Tommaso Liguori, capo redattore di Sky sport. A presiedere la cerimonia il vescovo di Acerra Antonio Di Donna. «La dimenticanza è più amara della morte» e «ricordare questo tragico evento sia monito per le nuove generazioni» perché coltivino speranza, costruiscano pace e vera umanità» conclude Castaldo.