Riforma divisiva, punto dolente il sorteggio per il CSM
A Palazzo Ricca, sede della Fondazione Banco Napoli, si sono riuniti accademici, rappresentanti delle istituzioni, avvocati provenienti da tutta Italia per discutere le motivazioni tecnico-giuridiche della riforma costituzionale per la separazione delle carriere, giudicante e requirente della magistratura, approvata definitivamente dal Parlamento. L’incontro è stato coordinato da Bruno D’Urso Consigliere di Amministrazione Fondazione Banco di Napoli. «È una riforma totalmente divisiva – ha detto Giuliano Balbi Ordinario di Diritto Penale dell’Università Luigi Vanvitelli – che vede schierati chiaramente non solo da un lato la maggioranza di governo e dall’altra le opposizioni, ma che si riflette anche tra gli operatori. Se andiamo sull’associazionismo l’ANM totalmente schierata per il no e le camere penali, gli avvocati totalmente sul sì, con motivazioni forse un po’ apodittiche senza incontrarsi. Da un lato per chi è favorevole alla divisione; l’idea che in un processo di parti accusa e difesa debbano essere paritetiche e una delle parti specie l’accusa non debba essere sostanzialmente legata da rapporti di colleganza col giudice terzo, e da un’altra parte l’idea che questa cosa possa portare, scorporandosi per il momento la Procura dall’unico ordine giudiziario, a un eventuale controllo politico sulle procure. Tutto potrebbe accedere e non ci si incontra, ma il punto fortemente dolente è il sorteggio per il CSM non le elezioni, che chiaramente tocca sul vivo l’associazionismo e la magistratura».
«Quello che sta succedendo induce a molte preoccupazioni – ha commentato Anna Rossomando Vicepresidente del Senato – perché c’è una generalizzazione da alcune parti politiche e da alcune ideologie, intenzionate a demolire alcuni capisaldi della Costituzione. In particolar modo il principio della separazione tra i poteri e il bilanciamento tra i poteri dello Stato. In sostanza, si tende a dire: se ho avuto il voto non devo avere nessun tipo di limite e nessuno tipo di controllo” e di fatto questa cosiddetta riforma è esattamente su questo punto che va a toccare, perché il titolo “carriere” è in realtà molto fuorviante, i percorsi professionali sono già da tempo separati, sappiamo benissimo che si registra una percentuale piccolissima di passaggi dalla funzione di pubblico ministero a quella di giudicante, dunque di fatto già questo avviene. Invece questa riforma modifica proprio l’ordinamento della magistratura nella Costituzione, demolendo e delegittimando il CSM, che è a presidio dell’autonomia. Si discute di qualcosa di molto importante nella Fondazione Banco Napoli, sede di approfondimento e di confronto pacato e va sottolineato che la giustizia che interessa i cittadini non viene assolutamente trattata da questa riforma, lo dice il Ministro Nordio, e la riprova è che nella legge di stabilità c’è un taglio enorme al comparto giustizia, che invece avrebbe bisogno di più risorse e di investimenti». «È un momento storico – ha dichiarato Orazio Abbamonte Presidente della Fondazione Banco Napoli – perché riguarda una riforma costituzionale alla quale si è cominciato a lavorare una quarantina di anni fa, perché la Commissione Bozzi, la Commissione De Mita, D’Alema, tutti hanno tentato di intervenire su un assetto organizzativo quello della magistratura che certamente ha lasciato a desiderare. Questa volta si è riusciti, la Costituzione è stata modificata, non è detto che la modifica sia definitiva, perché c’è il referendum confermativo che sottoporrà alla valutazione della comunità italiana, ma è certamente un momento importante. Penso che la riforma ci voglia, la magistratura associata a mio avviso ha dimostrato certe immaturità, che poi sono culminate in veti e proprio scandali, che ne hanno minato la credibilità. Penso che sia nell’interesse della stessa magistratura che si verifichi un cambiamento nella strutta del potere giudiziario, non è un potere neutro, è un potere dello Stato e deve rispondere anch’esso a delle logiche di legalità che spesso state violate ». «È il momento di un completamento di un disegno di legge costituzionale che parte da lontano – ha ribadito Sergio Rastrelli Componente della Commissione Giustizia del Senato – che ha avuto una tappa essenziale con la riforma dell’articolo 111 della Costituzione, ormai 25 anni fa, che però cristallizzava la necessità di un giudice che fosse terzo e imparziale rispetto alle altre parti in causa, e oggi con la dinamica di riforma costituzionale, e la separazione delle carriere tra requirente e giudicante perfezioniamo questo disegno, restituiamo la figura del giudicante alla sua intangibilità assoluta e demoliamo finalmente quel meccanismo degenerativo delle correnti interne al mondo della magistratura, che hanno corrotto l’amministrazione della giustizia in Italia». Sono intervenuti anche Giuseppe Cioffi Magistrato Tribunale Napoli Nord, Vittorio Manes Ordinario di Diritto Penale, Università di Bologna, Antonella Meniconi Ordinaria di Storia delle Istituzioni Politiche, Università La Sapienza, Stefano Montone Avvocato, Aldo Policastro Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Napoli.
