Quo vado? : quando un po’ di amaro non guasta

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Il posto fisso: desiderio ed ambizione massima di ogni italiano. Questa volta Zalone parte da qui per affrontare un tema a lui tanto caro: la piccolezza e la mediocrità dell’italiano medio. Nel film, Checco ha conseguito la sua massima aspirazione, coltivata addirittura da quando era bambino, di entrare a far parte della cerchia dei mantenuti a vita dallo stato diventando dipendente dell’ufficio provinciale di caccia e pesca. Tutto cambia quando, nel tentativo di snellire l’apparato burocratico, si metteranno in atto dei veri e propri ricatti attraverso cui ottenere le dimissioni dei dipendenti, diventati improvvisamente in eccesso. Anche Checco è tra questi, ma a differenza di tutti gli altri, per restare fedele agli insegnamenti ricevuti riguardo la sacralità del posto fisso, spinto anche da un vecchio senatore della prima Repubblica, un adorabile Lino Banfi, rifiuta qualsiasi offerta. Accetta quindi di affrontare qualsiasi prova gli venga sottoposta, in qualsiasi parte d’Italia e non: verrà infatti mandato, persino, al circolo polare artico, per una spedizione di ricerca, in cui conoscerà Valeria, di cui si innamorerà. Ogni occasione per Zalone è buona per far sorridere più che ridere. Quo vado? non cerca la risata facile con l’uso di una volgarità fine a se stessa, ma anzi la riduce al minimo e la usa al più per rimarcare quelli che sono i tratti caratteristici della cultura tricolore. Diventa quindi un film interessante, che mira a fare un’analisi di tutti gli stereotipi che in maniera più o meno ingiusta condannano gli abitanti dello stivale, dalla passione spropositata per il calcio, che usa per fare una non tanto velata critica ai centri di accoglienza, al legame indissolubile con la mamma e con la la propria terra, fino a toccare elementi della nostra educazione che all’estero vedono atavici, come pigrizia ed inciviltà. Zalone riesce in questo con una leggerezza che fino ad ora lo ha contraddistinto, senza mai risultare pesante o noioso, con idee e modi di fare propri, e soprattutto restando coerente con se stesso. Indipendentemente dai pregiudizi che si possono avere su un personaggio che si è fatto conoscere inizialmente in tv e che solo dopo un po’ ha fatto il salto verso il grande schermo, non si può negare che Zalone cerchi costantemente di portare nelle sale una comicità che possa permettere a tutti di passare una gradevole serata al cinema, ma che allo stesso tempo faccia ridere amaro. La sua è si una comicità leggera, ma sicuramente non vuota, non tanto spensierata e più veritiera di quello che vorremmo.