A “Villa Palmentiello” il territorio sposa la cucina d’eccellenza

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Un carciofo al ragù, di contadina memoria, che si alterna con una zuppa di pesce preparata in una cloche di pane insaporito che la chiude come un prezioso scrigno, sono la cifra distintiva di questo locale che ha saputo coniugare territorio e cucina gourmet. Di un ristorante che ha saputo mettere insieme le bontà della propria terra e la leggerezza e la ricercatezza a tavola, trasformando un vero e proprio agriturismo in una elegante trattoria di campagna. L’agriturismo “Villa Palmentiello” di Casola di Napoli, nasce solo sette anni fa; ma ha già fatto tutto il percorso necessario per iscriversi al club dei locali che hanno una cucina che vale la pena di assaggiare. Di quelli che valgono una bella gita fuori porta. Dalle colline di Lettere sovrasta una bella fetta della pianura che si stende sotto il Vesuvio, allargando l’orizzonte fino al mare del golfo di Napoli e rendendo il viaggio ancora più piacevole. ultimaMa attenzione, non bisogna farsi condizionare dalla pomposità dell’arredo concepito per le numerose cerimonie. Perché la cucina, al contrario dello sfarzo usato per abbellire la struttura, ha un anima contadina, essenziale e una mano leggera che la rende senza eccessi una gustosa rivisitazione delle classiche pietanze popolari. Il merito è tutto del patron Ciro Polese che  ha saputo impostare una cucina che attinge a piene mani nella tradizione e nel territorio che regala una materia prima eccellente. Ed al tempo stesso ha saputo aggiornare i propri piatti alla luce della grande evoluzione che sta subendo la gastronomia regionale ed in particolare quella costiera. Alla sua bravura, però bisogna aggiungere quella degli chef Luigi Milo (primi), Luigi Alfano (secondo) e Gerardo Abbagnale (antipasti) tutti coordinati da Maria Consiglia Cannavacciuolo, cuoca e mamma di  Ciro Polese. Comunque tutto ruota attorno ai prodotti del loro orto e delle loro stalle, perché qui la cucina è molto attenta e quindi molto lontana da quella modesta di tanti agriturismi, però dell’agriturismo ha tutti gli aspetti più importanti: decine di capi di bestiame, pollame, olio e vino fatto in proprio, ortaggi e verdure della casa e pane impastato con lievito madre tutti i giorni; solo il pesce viene acquistato fresco all’occorrenza. Con quest’armamentario “Villa Palmentiello” riesce a proporre una cuna pulita e schietta nel gusto ma mai banale nella preparazione e presentazione. E’ così che i maitre Ciro D’Auria, Rosario D’Avino e Catello D’Auria portano in tavola, oltre ai salumi e formaggi locali, il “Fagottino di baccalà su insalata giardiniera”, il “Pollo nostrano cotto a bassa temperatura con riduzione di aceto balsamico”, lo “Spiedino di calamaro, gambero e polpo su polenta con broccoli”, il “Medaglione di vitello glassato con friarielli e vellutata di patate”, i “Ravioli ripieni di ricotta con pecorino e menta”, il “Nido di rondine con tagliolini al ragù bianco, porro croccante e crema di provolone del Monaco”, il “Risotto al curcuma e zuppa di pesce”, i “Tagliolini con agrumi e gamberi” ed i numerosi dolci ad iniziare dalle “Graffette con crema e amarena” fritte al momento. Anche la carta dei vini, oltre al rosso Gragnano della casa, spazia dai Doc e Docg regionali fino alle bollicine d’Otrepò  Pavese e a quelli biologici del Trentino. Una realtà, dunque, completa che sa, in armonia con il panorama e la natura del luogo, offrire il gusto autentico di una terra e di una cucina che si rinnova senza mai perdere il filo della memoria.

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Nelle foto la brigata di cucina, il personale di sala e i piatti descritti nell’articolo.