“Architettura e felicità”, un connubio ancora possibile con gli incontri di Siebenarchi

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Prendo spunto dall’importantissimo libro di Alain de Botton “Archittettura e felicità” per presentare la nona rassegna degli incontri del gruppo di Siebenarchi, volti a ribadire il ruolo profondamente sociale di una scienza- arte che influenza ogni attimo della nostra vita anche quando non ce ne accorgiamo. Ruolo sociale e umanistico: è questo il senso di ordire una rassegna che mostri la connessione dell’architettura e del design con altre discipline quali la musica, la danza e le arti in generale, con relatori di spicco. (cliccare sulla locandina sotto per ingrandire)

Come chiarisce l’Architetto Rosa Ferrara, componente dell’énsamble:-“ Il gruppo nasce oltre che per motivi di colleganza professionale e amicizia anche con l’intento comune di combattere una visione dell’architettura inaridita dalla pratica professionale e lontana per i più da quei fondamenti teorici alla base di una disciplina che vuole essere immagine visiva dei diversi linguaggi delle epoche che l’umanità naturalmente attraversa. Non a caso il gruppo consta di sette soci: il numero sette, oltre all’enorme mole di significati misterici ed esotlocandina incontrierici, è anche il simbolo per eccellenza della ricerca mistica, rappresentando ogni forma di scoperta e conoscenza della filosofia e dell’analisi.”

Che significato conserva oggi il senso artistico dell’architettura e che ruolo può svolgere a livello sociale, in un tempo di abusi e speculazioni in cui non è stato certo il senso estetico- ma nemmeno funzionale- a dominare?  :-“ Oggi balzano all’onore delle cronache le cosiddette “archistar”, personalità di architetti che sembrano, grazie all’uso e al controllo strutturale del computer, più prossime alla scultura e quindi alle opere d’arte: a ben vedere sono anacronistiche e concepiscono creazioni che ricordano sul piano formale le sculture di Boccioni o alcune architetture di Baldessarri degli inizi del ‘900.” –continua la Ferrara-“ Per quanto riguarda poi la questione del ruolo sociale della visione artistica, credo che il problema vada affrontato anche sul piano della qualità architettonica e poi costruttiva, visto che non sempre le architetture di oggi a cui si faceva riferimento sono emblema di qualità. La creatività deve trovarsi in sinergia con la pratica della rigenerazione urbana, della qualità della vita e non essere un espediente fine a se stesso (esempio del rischio di tale alienazione sta nella ricostruzione di Gibellina in Sicilia).”

Serve allora un’educazione al Bello, proprio come predicavano dai greci agli umanisti (non a caso grandi architetti) antichi, ma così moderni:-“Le speculazioni e gli abusi dimostrano quanto siamo una società basata sull’educazione all’immagine (spesso brutta e pacchiana) più che sull’immaginazione”-chiosa la Ferrara. Gli incontri sono anche l’occasione per visitare il complesso delle Basiliche Paleocristiane di Cimitile, un luogo a dir poco magico-mistico in cui generare pensieri su un nuovo modo di pensare il mondo da abitare.