Stato di agitazione al Pascale: il Jobs Act paralizza la ricerca

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IRCCS Pascale

Balzato agli onori della cronaca quest’estate, grazie alla scoperta della molecola miR-579-3p, capace di sopprimere la crescita del melanoma, questa volta l’Istituto di Ricerca Pascale cattura le attenzioni dei media per notizie molto meno edificanti. Il Jobs Act, la recente normativa in tema di contratti di lavoro, ha abrogato definitivamente la disciplina del lavoro a progetto e l’effetto sul principale IRCCS del Sud Italia sarà devastante. Nei soli primi due mesi del 2017 circa duecento unità finalizzate al supporto delle attività assistenziali e di ricerca non avranno una copertura contrattuale e la medesima sorte nel tempo toccherà a tutti i trecento collaboratori attualmente in servizio. La scure colpirà l’Istituto trasversalmente, coinvolgendo medici, biologi, tecnici, infermieri e personale amministrativo, preziose collaborazioni che partecipano alle attività del Pascale, in media, da oltre cinque anni. Ad aggravare la già precaria situazione, l’assenza di riferimenti manageriali, dato che al momento mancano il Direttore Amministrativo Aziendale, il Direttore Sanitario Aziendale e, prossimamente, il Direttore Scientifico. Elementi che non hanno permesso una programmazione tale da poter affrontare con maggiore serenità gli effetti del Jobs Act e che hanno portato ad un graduale allontanamento dell’Istituto dai principali circuiti internazionali di ricerca scientifica (come ad esempio la “Settimana della Scienza” recentemente organizzata dalla Commissione Europea).
Se i livelli assistenziali del Pascale sono in linea con gli altri Istituti Europei e le ricerche hanno permesso di identificare l’IRCCS napoletano come un’eccellenza, è anche grazie al prezioso contributo dei collaboratori precari che nei prossimi mesi rischiano il posto di lavoro. Il loro allontanamento potrebbe creare una vera e propria paralisi delle attività, colpendo innanzitutto i già penalizzati pazienti ed i loro familiari.
Alla luce di queste criticità, i lavoratori hanno indetto lo stato di agitazione e minacciato la sospensione delle attività, chiedendo a gran voce valide alternative mirate, se non alla stabilizzazione, almeno alla ricerca di idonee soluzioni, in attesa di veder concretizzate nuove forme contrattuali più idonee al settore (si pensi al progetto di carriera “piramidale” promosso dal Ministro della Salute o alla possibilità di continuare ad adottare i co.co.co. adattandoli alle particolari esigenze aziendali).