“I Vini di Indovino” Il sommelier recensisce le vigne di Tramonti

Pubblicità

Campania Bianco IGT, Monte di Grazia, 2012

Ancora una volta sono qui a parlare di un vino nato in una zona unica dal punto di vista geografico, per morfologia del suolo, per il microclima e per il fascino che suscita negli abitanti stessi ed in milioni di turisti che la visitano ogni anno.
Ci troviamo nella splendida cornice della Costiera Amalfitana, esattamente a Tramonti, un’enclave racchiusa nei Monti Lattari, una vera e propria gola che scende dai 700m di altitudine fin sulla costa, a Maiori, a 270m s.l.m.uva-pepella_0Il singolare contesto pedo-climatico trae beneficio dalle brezze marine mitigatrici e dal mix di argilla e prodotti piroclastici effusivi che vanno a comporre la matrice del sottosuolo.
È qui che il Dott. Alfonso Arpino, nel 1993, si ritrova in eredità 3 piccole vigne sparse nelle frazioni di Tramonti: Monte di Grazia, Madonna del Carmine e Casa di Mario.
Da sempre la famiglia Arpino ha prodotto vini per consumo proprio e venduto le uve nel vicino agro nocerino-sarnese, ma con gli anni è venuto meno il cambio generazionale nelle vigne, con l’abbandono delle stesse da parte dei vecchi coloni.
Il Dott. Arpino si è ritrovato così a gestire in prima persona quei vigneti a pergola unici e ricchi di storia, quelle viti centenarie a piede franco che solo lì trovano dimora, con la volontà di portare avanti innanzitutto la tradizione vitivinicola, nonché di valorizzarne l’unicità adesso ben nota a tutti.  un-vino-a-dir-poco-artgianale-foto-di-repertorio-aziendale
È così che è nata l’idea di dar vita ad un’Azienda Agricola. Il primo passo è stato l’acquisto del vigneto Casina nel 1996 (dove attualmente risiede la cantina, un tempo un vecchio rudere), il successivo è stato la conversione al regime biologico nel 1997, cui sono seguiti l’acquisto dell’appezzamento a Vignarella nel 2003 e l’incontro chiave con Gerardo Vernazzaro nello stesso anno.
L’enologo partenopeo da subito è rimasto affascinato dall’unicità di quelle vigne su cui mai aveva messo mano prima di allora, decidendo di collaborare ad un progetto di vini altrettanto unici nel loro genere: frutto del duro e rispettoso lavoro in vigna ed in cantina. vino_bianco-2
Nel 2004 è così iniziata la vinificazione delle uve sotto il nome dell’Azienda Agricola Monte di Grazia, una produzione destinata ad un mercato di nicchia fatto di attenti appassionati e professionisti del settore in grado di apprezzare il frutto di quei 2,7ha di vigne: sole 9000 bt nelle migliori annate! Quest’oggi ho avuto la fortuna di degustare il Monte di Grazia Bianco 2012, un vino di cui vengono prodotte circa 700 bt l’anno. Ottenuto da Biancatenera, Ginestra e Pepella (nelle rispettive percentuali del 50, 30 e 20%), allevate a pergola (più recisamente col tpico sitema della raggiera) e con una bassissima resa che si aggira sui 30 q/ha. La vinificazione avviene in acciaio (dal 2009 la fermentazione alcolica avviene ad opera dei lieviti indigeni), con una sosta sulle fecce fini di circa un mese, periodo durante il quale viene svolta parzialmente la fermentazione malolattica. Successivamente il vino viene filtrato e resta a maturare in acciaio fino alla primavera successiva, dopodiché viene imbottigliato e lasciato ad affinare per ulteriori 6 mesi prima della commercializzazione.                                 Nel calice il vino si presenta con una vivida veste tendente al dorato e dalle nuances verdoline.
Il naso è sottile in prima battuta. Dopo un pò si apre rivelando profumi che ricordano la mela golden, la mandorla, la buccia di limone, il pepe bianco, il timo, ed una nota minerale che ricorda il gesso.
Il bocca il vino ha una discreta morbidezza ed avvolgenza in ingresso, poi teso e con una lunga scia sapida in cui si ripetono le note erbacee ed agrumate.     Ho avuto modo di apprezzare il Bianco di Monte di Grazia in un calice di media grandezza ed apertura ad una temperatura che idealmente dovrebe aggirarsi sui 12°C o poco più.
Personalmente lo abbinerei ad un piatto di Gramberoni al Forno.                                        Rubrica a cura di: Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia, Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina