Pompei, senzatetto e contatori “killer” in piazza Schettini

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Senzatetto e contatori elettrici “killer” in piazza Schettini. Una realtà amara e una che fa paura (vedi le foto in basso nell’articolo). La faccia tagliata e cruda della povertà, accompagnata dal pericolo dei contatori elettrici mal custoditi (senza alcuna chiusura di sicurezza), appartenenti ai vicini uffici comunali ed ai vari stalli di piazza Schettini. Oggi quello scempio/pericolo a cielo aperto (la serie di contatori) è diventato un deposito di vestiti. I residenti hanno dichiarato di aver segnalato alle forze dell’ordine locali in più occasioni, senza, però, ricevere riscontri favorevoli in tal senso. E’ questa l’altra faccia della medaglia che mostra Pompei, città nota in tutto il mondo per la sua fama di misericordia, cultura e arte. Ma dietro quella bellezza che continua ad incantare i turisti, provenienti da ogni parte del mondo, si nasconde lo sfregio. La ferita che, questa città tanto amata e stimata dal mondo intero, porta sul viso nascondendola con qualche tocco di trucco in più, emerge proprio in casi come questi, che un po’ lasciano l’amaro in bocca e un po’ preoccupano. Uno degli stalli di piazza Schettini, rimasto da sempre inutilizzato, è stato utilizzato da senzatetto. Un varco creato in basso. Per oltrepassarlo bisogna gattonare. Al suo interno c’è un materasso matrimoniale. Due coperte invernali e un giubbotto poggiato su di un grosso pannello. Segni chiari di vagabondaggio che, in silenzio, chiede aiuto alla città di Pompei. “La mensa dei poveri, che già fa un grande lavoro sul territorio, di sera è chiusa, e purtroppo, questa povera gente viene qui per ripararsi dal freddo – dichiara uno degli esponenti del comitato ecumenico che frequenta la zona tutti i giorni -. Tutte le sere portiamo qualche pasto caldo a questa gente. E’ triste quanto amaro vedere scene del genere. Piange il cuore, in una città come Pompei, non poter fare qualcosa di più per questa gente che chiede soltanto aiuto. Si potrebbe fare qualcosa di più concreto per questa gente. Dobbiamo aiutarli”. La zona notte è molto frequentata da senzatetto. Qualcuno si accascia a terra con un pezzo di pane raffermo in una mano e una mela nell’altra. Sono volti coperti da coperte o da un cartone, che hanno timore di guardare negli occhi. Un po’ per vergogna, un po’ per non essere scacciati. “Cerchiamo sempre di aiutare queste persone. Ma ci rendiamo conto che è una realtà cruda e difficile da affrontare”, a parlare è l’edicolante che svolge la sua attività proprio a pochi centimetri del luogo divenuta la dimora dei senzatetto che sembrano non rispecchiare più gli schemi classici della povertà. Le statistiche ci dicono che, a Pompei, i poveri siano in aumento del 30%. L’aumento preoccupa sotto l’aspetto umano e inizia a farsi sentire in molte zone del territorio. Una città che, di giorno, quando indossa i suoi vestiti è bella. Di notte, invece, quando è nuda, mostra tutte le sue imperfezioni e le sue ferite. Una di queste è la realtà che, con l’avanzare del buio e del silenzio notturno, si vive nella zona centrale, posta tra una scuola elementare, la casa comunale, e la piazza Bartolo Longo. La tristezza dietro la bellezza. Gli stalli grazie ai senzatetto si reinventano a dimore vere e proprie. E’ questa l’altra faccia della stessa medaglia di una Pompei che esce fuori a fatica, e, quasi sempre, nel silenzio. Due metà dello stesso volto che si sfiorano, ma non riescono mai a comprendersi: una accogliente, una ostile. Una luminosa, una oscura. Una bella, una tagliata.