Voucher per sfruttare i lavoratori. Ma è questo il problema?

Polvere sotto il tappeto

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Una nuova denuncia si aggiunge al corteo dei contestatori dei voucher. Luigi Vicinanza, dirigente sindacale della Cisal provinciale, mette in guardia le istituzioni dall’uso abnorme dei voucher da parte delle aziende della Costiera Amalfitana. “In questo modo si sta perdendo la vera utilità con cui erano nati i voucher: far emergere il lavoro nero di alcuni operatori occasionali o stagionali”. Tra Amalfi, Vietri sul Mare e Positano pare che la vicenda sia diventata la normalità per eludere controlli e beffare le maestranze.  “Forze dell’ordine e Ispettorato del lavoro non si limitino solo a fare i controlli di routine, ma aumentino le ispezioni a sorpresa.” E chiosa:-“ Il voucher resta uno strumento utile, ma non per corrispondere prestazioni lavorative di oltre 20 ore senza nemmeno una pausa pranzo.”

La questione dei voucher costituisce da tempo un conflitto tra sindacati e governo, di questi giorni è la proposta di reintroduzione dei buoni del lavoro dopo la loro abolizione con decreto d’urgenza per timore del referendum voluto dalla Cgil. Si riscontra una miopia generale nel non vedere che punto vero non sono i voucher, essi non eliminano né aumentano lo sfruttamento del lavoratore: lo lasciano intatto così com’è, cioè pluslavoro di qualunque tipo sia il contratto, stagionale, indeterminato o a tempo. Anzi, si muovono in linea con il lavoro nero: la bassa quotazione oraria (10 euro lordi) fa pressione sul lavoratore normalmente occupato per tenerlo a bada nelle sue rimostranze sul salario e sulla giornata lavorativa, che è proprio l’effetto del lavoro al nero generato dal Capitale. Perché il ragionamento del Signor Capitalista non fallisce mai:-“Perché devo pagare te, normale assunto, per un lavoro per cui pago molto di meno l’impiegato occasionale?” Infatti, chi ha accesso ai voucher? Pensionati, studenti in periodi di vacanza o nei weekend (gli universitari sempre), inoccupati e disoccupati, lavoratori in part-time e full time, extracomunitari con libretto di lavoro e permesso di soggiorno…

Senza andare nelle profondità dei ragionamenti di Marx (per cui rinviamo ai suoi scritti), esaminiamo il dato più palese: quanto al lavoratore viene pagato giustamente e quanto costa sul salario il suo sfruttamento. Tutto parte dal guadagno che l’imprenditore deve per forza ottenere dalla propria azienda, altrimenti chiuderebbe o non farebbe questo mestiere. In questo sistema, ovviamente. Mettiamo che al lavoratore occorrano 200euro al giorno per riprodurre la sua “forza lavoro”, cioè tutti i bisogni di un uomo perché il giorno seguente possa rivendere la sua unica merce (la forza, appunto) come nuova. Poniamo che il tempo necessario per arrivare alla realizzazione di questa cifra sia di 6 ore. Ma quanto vale il minimo orario di un voucher? 10 euro (7,50 al netto delle ritenute fiscali). Dunque, per giungere a 200 euro del proprio sostentamento il lavoratore non impiegherà 6 ore, bensì 20 ore. Ecco che il capitalista ha tratto 14 ore di lavoro in più dal suo impiegato, guadagnando dalla prestazione più di 200 euro, cifra che in realtà si produce in 6 ore. Perché, a cosa corrispondono 10 euro? Non al tempo in cui l’operaio (manuale o intellettuale che sia) svolge effettivamente il lavoro (valore d’uso), ma al valore con cui ha scambiato la sua forza-lavoro per una “giornata”… Les jeux sont faits.