“I Vini di Indovino”: Il sommelier recensisce lo champagne delle valli dei monti Reims

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Champagne AOC, Grand Siècle, Laurent-Perrier

Ci troviamo a Tours-sur-Marne, uno dei 17 villaggi classificati Grand Cru, incorniciato dalle Montagne de Reims, dalla Vallée de la Marne e dalla Côte des Blancs. La storia di Laurent-Perrier è iniziata qui nel 1812con André Michel Pierlot, un mastro bottaio che si stabilì a Tours-sur-Marne come négociant di vini della Champagne. Proprio in questo villaggio, nelle parcelle di Les Plaisances e La Tour Glorieux, André Michel fondò una sua Maison de Champagne. Suo figlio Alphonse gli succedette e, senza avere alcun erede, successivamente lasciò tutto in eredità al suo cantiniere, Eugène Laurent. A seguito della sua morte accidentale nel 1887, la vedova di Eugène, Mathilde Emilie Perrier, prese il timone dell’attività e combinò il suo nome di famiglia con quello del marito, rinominando l’azienda Veuve Laurent-Perrier.
Sua figlia Eugénie Hortense ereditò la “Casa” nel 1925 ma pochi anni dopo, nel 1939, vendette tutto a Marie-Louise Lanson de Nonancourt.
Durante la Seconda Guerra Mondiale Marie-Louise ha gestito l’attività, fronteggiandone la crisi, mentre due dei suoi figli, Maurice e Bernard, avevano aderito alla Resistenza Francese. Nel 1948, all’età di 28 anni,Bernard de Nonancourt ritornò alla sua vita nella Champagne. La perdita di suo fratello Maurice in guerra ha fatto si che prendesse il suo posto alla Laurent-Perrier. Dopo aver seguito un rigido apprendistato sotto le direttive della madre, Bernard fu nominato presidente ed amministratore delegato dell’azienda. È in questa fase che si è assistito alla rinascita della Maison sotto gli impulsi dinamici ed innovativi di Nonancourt. Alla fine degli anni ’70 la Laurent-Perrier fu la prima “Casa” di Champagne a spostare la vinificazione dal legno all’acciaio per controllare le temperature durante la fermentazione. Una novità assoluta, nonostante i tini di acciaio si usassero già da diversi anni, così come l’Ultra Brut lanciato nel 1980 fu il primo Champagne non dosato ad essere commercializzato. Una ulteriore svolta è arrivata poi nel 1982 con la nomina di Alain Terrier come capo-cantiniere. Grazie a lui è stata perfezionata l’arte dell’assemblaggio per arrivare alla perfetta fusione tra lo stile aziendale e l’espressione più pura del terroir di provenienza.
Non solo innovazione da parte di Bernard, ma rispetto in primis della tradizione pluricentenaria ed una grandissima abilità commerciale: un mix di fattori che l’hanno portato a creare uno dei brand più rinomati.
La sua scomparsa nell’Ottobre del 2010 ha portato alla naturale successione delle figlie Alexandra e Stéphanie al timone dell’azienda che, forti di un’esperienza cinquantennale al fianco del padre e della man forte di Michel Fauconnet (capo cantiniere dal 2004), stanno proseguendo sulle sue orme nella continua ricerca, innovazione e promozione.
Quest’oggi sono qui a parlarvi del Grand Siècle, il primo grande Champagne della Maison firmato Bernard de Nonancourt e Édouard Leclerc (il cantiniere di allora), nato nel 1957 come massima espressione e combinazione di quelle che per lui erano le caratteristiche imprescindibili: freschezzaeleganza e struttura. Una “Cuvèe de Prestige” che andasse oltre il concetto di “Vintagte” e che nel suo assemblaggio racchiudesse la combinazione di 3 annate eccezionali (1952, ’53 e ’55) per ottenere una combinazione unica: la Cuvèe per eccellenza! Composto da Chardonnay per il 55% e Pinot Nero per il 45%, è il frutto di uve provenienti da 11 dei 17 villaggi Grand Cru, solo delle annate dichiarate Vintage. Questo da me provato, probabilmente, è anche l’ultimo Grand Siècle su cui Bernard ha messo mano personalmente, considerando che è frutto dell’assemblaggio delle annate ’97, ’99 e ’02 (predominante), e tenendo presente della sua scomparsa nel 2010 e che la sboccatura non avviene mai prima di 8 anni: forse non l’ha nemmeno provato! Attualmente in cantina sono conservate in parte le annate 2007 e 2008, in attesa della 3° annata che andrà a comporre il prossimo Grand Siècle.                Nel calice si presenta con una brillante veste dorata impreziosita da un perlage di rara fattura e persistenza. Al naso il primo impatto è gessoso, marino, balsamico e di erbe aromatiche. Successivamente lo spettro olfattivo si arricchisce di profumi che ricordano gli agrumi canditi, la brioche, una fragrante nota di pane appena sfornato ed un sottofondo affumicato e di caffè tostato. Il sorso è di grande impatto e finezza, cremoso ed avvolgente, sorretto da una grande spalla fresco/sapida che ne bilancia magistralmente l’opulenza ed impreziosito da una interminabile chiusura di bocca in cui la fanno da padrona le note affumicate, salmastre ed erbacee. Uno Champagne destinato a sfidare il tempo con grande disinvoltura e capace di regalare non poche emozioni a chi saprà attenderlo con pazienza: proprio come avrebbe voluto Bernard de Nonancourt.
Ho avuto modo di apprezzare appieno questo Grand Siècle ad una temperatura leggermente più alta di quella consigliabile per la tipologia, intorno agli 8°C, in un calice più voluminoso della classica flûte e dall’apertura comunque più stretta: in modo da garantirgli maggior respiro e non penalizzare eccessivamente la carbonica.
Personalmente ritengo che possa essere il compagno ideale di qualche fettina di Salmone Selvaggio affumicato con salsa al Mojito.
Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina