Save The Children, a Napoli bambini ancora a rischio

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È ancora una volta impietosa con il Sud, e in particolare con Napoli e la Campania, l’analisi che la nota associazione Save The Childern fa sullo stato di “salute” dell’infanzia: la nostra regione conferma la poco invidiabile leadership per early leavers, ma soprattutto è la povertà che mette a rischio la parte più piccola della cittadinanza.

La dispersione scolastica a Napoli e in Campania

Il primo dato messo in risalto nell’ultimo Atlante dell’infanzia a rischio è quello dei ragazzi che hanno lasciato precocemente la scuola, ovvero gli early leavers: rispetto a una media del 13,8 per cento, in Campania il tasso sale al 18,1 per cento (inferiore, in termini assoluti, solo a quello della Sardegna). La dispersione scolastica è molto forte tra i bambini e i ragazzi che vivono in condizioni di disagio: le scuole secondarie di secondo grado della regione soffrono di tasso di abbandono del 5,06 per cento, mentre anche in quelle di primo grado si registra un 1 per cento di abbandoni.

Aumenta la povertà

Proprio l’aspetto economico e sociale è uno dei fronti più critici per la Campania: sul territorio la percentuale di minori in povertà relativa tocca il 27,5 per cento (in Italia la media è del 22,3 per cento), e negli ultimi dieci anni sono quintuplicate le famiglie con minori in povertà assoluta. Con questa espressione si indicano i nuclei che, una volta sostenuti i costi per la casa e la spesa alimentare, possono spendere al mese meno di 40 euro per la cultura e circa 8 euro per l’istruzione, una condizione che in Italia colpisce 669 mila famiglie e circa 1,3 milioni di bambini.

Le difficoltà per i ragazzi

Gli altri effetti negativi del contesto socio-economico si riscontrano ovviamente anche nell’accesso alle attività culturali: in Campania, tre ragazzi su quattro di età compresa tra i 6 e i 17 anni non arrivano a svolgere in un anno alcun tipo di attività come lettura di un libro, partecipazione concerti o spettacoli teatrali, visite a musei, monumenti o siti archeologici, seguire un corso continuativo di sport né, addirittura, avere accesso a internet. Quello della nostra regione è il terzo tasso negativo più alto d’Italia, dopo quelli di Calabria e Sicilia, e un discorso simile vale per le scuole che possono offrire almeno un laboratorio ogni 100 studenti: se Napoli ha una percentuale “accettabile” del 63,6 per cento di istituti in queste condizioni, ad Avellino si crolla al 21 per cento.

Poche attività anche nelle scuole

Male anche il dato delle scuole dotate di almeno una palestra in ogni sede (anche qui, a Napoli si sale a circa un istituto su quattro, mentre a Benevento si scende al 5,7 per cento). Il quadro è completato da un contesto sociale che denota segnali preoccupanti sul fronte dell’invecchiamento e della denatalità del territorio: negli ultimi cinquanta anni gli under 15 sono scesi da 12 a 8 milioni, e in Campania il numero di over 65 quasi doppia quello dei giovanissimi.

I rischi per l’infanzia

Tante ombre per la città e per la regione, allora: tra le possibili ancore di salvezza ci sono i progetti per contrastare la dispersione scolastica, attivati sia dalle istituzioni che dalla stessa associazione Save the Children, che di recente ha avviato l’iniziativa “Fuoriclasse in Movimento“, che mette in rete 150 istituti in tutta Italia e intende raggiungere 20 mila minori e cambiare le politiche scolastiche, partendo anche dalla formazione ai docenti.

Come ripartire

Proprio questo è uno dei punti da cui può ripartire il nostro territorio, e anche gli enti di formazione si stanno attrezzando in tal senso, come dimostra la diffusione dei corsi OSA per lavorare con i bambini sia online che “offline” in tutta Italia, come informa il portale di riferimento Teorema Corsi. Questi nuovi percorsi di studio prevedono anche degli approfondimenti su sociologiapsicopedagogia ed economia domestica, che possono tornare utili per affrontare le varie situazioni (anche di disagio) che si possono incontrare con la propria professione.