“I Vini di Indovino”: il sommelier recensisce il Ciliegiolo di Narni

Pubblicità

Ciliegiolo di Narni IGT, Brecciaro, Leonardo Bussoletti, 2014

Ci troviamo in Umbria, più precisamente a Narni, in provincia di Terni.
È qui che nel 2006 inizia una nuova avventura per Leonardo Bussoletti: un cambio netto nella sua vita, passando da una sponda a quella diametralmente opposta. Dopo 25 anni da consulente commerciale, ed ormai stanco di esprimere concetti e status symbols che non gli appartengono, decide di puntare su se stesso, sulla sua terra e sulle sue tipicità. Ci troviamo in una zona storicamente nota dal 1800 per i prodotti agricoli, e vittima dell’industrializzazione del dopoguerra che ha portato tutti via dalla campagna alle fabbriche. Negli anni 70 ed 80, poi, il boom del vino che ha riguardato soprattutto Orvieto e Montefalco, ha portato ad una riscoperta di quest’area sotto un ottica diversa, anche se, in molti hanno rincorso la moda dei vitigni internazionali ed abbandonato la varietà tipiche come il Ciliegiolo. La Cantina Sociale dei Colli Amerini è stata la prima a crederci ed a vinificare questa uva in purezza, di solito utilizzata per smussare il Sangiovese, ottenendone vini “quotidiani” e di pronta beva.
Nel 2006 Leonardo, in collaborazione con il Prof. Valenti dell’Università degli studi di Milano, ha iniziato un lungo ed approfondito lavoro di ricerca sul Ciliegiolo: uno studio che ha portato ad individuare 30 biotipi diversi nella zona di Narni, da cui si è partiti con una selezione clonale e massale.
Leonardo non’è nè un agronomo, nè tantomeno un enologo, ma il suo concetto alla base di tutto è l’esperienza da appassionato/bevitore da cui poi è venuto tutto il resto. Non provenendo da una famiglia di agricoltori, il primo step è stato quello di comprare i terreni adatti al Ciliegiolo, ed in 10 anni è arrivato a 5,5 ha di vigna. Nel2008 ha costruito la sua piccola cantina e nel 2010 ha imbottigliato la sua prima bottiglia: un vino tipico e che rispecchiasse il territorio, ma comunque non banale, pronto ed allo stesso tempo un vino con un margine di evoluzione e di sicuro interesse futuro.
“Il mio vino deve essere un vino del territorio, deve rispecchiare la mia idea di vino da ciliegiolo, e comunque un prodotto più longevo del solito”. 
In seguito alla prima vendemmia ha iniziato a sperimentare anche con il Grechetto, piantandone due diverse tipologie in vigne diverse, anche perché le due varietà (quella di Todi e quella di Orvieto) hanno delle caratteristiche completamente opposte: uno più espressivo all’olfatto, l’altro capace di regalare vini di maggiore struttura. Tutte le vigne sono condotte sin dall’inizio in biologico, ed intorno alle vigne ci sono macchie dappertutto e non coltivazioni intensive. Tutti i vini fermentano a temperatura controllata e maturano a lungo sulle fecce, prima di venir filtrati e stabilizzati a freddo: per esaltare profumi ed aromi, territorialità e peculiarità varietali: questo è il modus operandi di Leonardo Bussoletti!
Quest’oggi sono qui a parlarvi del Brecciaro, proprio un vino da Ciliegiolo, vinificato per il 70% in acciaio e per il 30% in botti grandi da 25 ettolitri. Matura sulle fecce fini per 12 mesi almeno, dopodichè, uniformata la massa, affina in bottiglia per 9 mesi prima della commercializzazione.                                                                Nel Calice si presenta di un colore rubino vivido dall’orlo granato, e trasparente. Al naso emergono profumi di ciliegia nera matura, di scatola di sigari, di pepe nero, con accenni di torrefazione, di violette ed inchiostro. Il Sorso è morbido, fine, elegante, fresco e con un Tannino appena percettibile, una piacevole sapidità ed una lunga scia fruttata e floreale. Un vino da bere ad una temperatura compresa tra i 14 ed i 16°C, magari in abbinamento ad un piatti di Pasta Mista con Cannellini, Cozze e Caffè.  Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,  Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina