Farmaci salvavita. Parla la dott.ssa Marialuisa Porzio: cosa sono, come inquadrarli e una giusta prospettiva di primo soccorso

“Solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose ci si può spingere a cercare quello che c’è sotto.” (Italo Calvino)

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Un qualunque cittadino si chiede cosa fare in caso di emergenza: somministrare o meno un farmaco che magari ci si trova in borsa? “Non dimentichiamo che esiste una rete sanitaria a cui fare riferimento: meglio chiamare il 118 e intanto chiedere consiglio agli operatori in linea o a un medico, rispetto a un fai da te che può arrecare un maggior danno. Ricordiamoci che in medicina il primo comandamento è non nuocere! Non è dovere del cittadino portare farmaci di cui non si sa chi deve rispondere in termini di garanzia di mantenimento ( es. se scaduti o non ben conservati) . Rimane il fondamentale dovere di prestare soccorso stabilito dalla legge (art. 593 del Codice Penale sull’omissione di soccorso e i casi di dovere di soccorso: per approfondire, https://www.brocardi.it/codice-penale/libro-secondo/titolo-xii/capo-i/art593.html;  per gli incidenti, dall’art. 189 del Codice della strada: per approfondire,  http://www.aci.it/i-servizi/normative/codice-della-strada/titolo-v-norme-di-comportamento/art-189-comportamento-in-caso-di-incidente.html) ); sono importanti per i cittadini, in proposito, i corsi di primo soccorso (per manovre immediate salvavita come rianimazione, massaggio cardiaco, antisoffocamento etc) effettuati, ad esempio, dalla Croce Rossa, da associazioni di consumatori, dalle Asl, dai rianimatori e da associazioni di medici emergenza-urgenza. E’ bene per tutti portare con sé scritto il proprio gruppo sanguigno di appartenenza e notizie circa eventuali allergie a farmaci, cosicché tali dati siano reperibili al momento dell’emergenza.”- così chiarisce la dott.ssa Marialuisa Porzio, ginecologa, ex Dirigente Medico dell’Asl Napoli3sud e volontaria dell’associazione GMAnapoli in Etiopia, dove lavora come medico nella missione di Shashamane e all’ospedale di Gambo. A lei abbiamo chiesto lumi per discutere di una questione molto delicata. Parlare di farmaci salvavita ci apre uno scenario dai mille aspetti: da quello etico a quello della salute pubblica come garanzia di un diritto che le società dovrebbero rispettare e applicare, non tralasciando la corretta informazione.

Che cos’è un farmaco salvavita?  “E’ Un medicinale ritenuto indispensabile per determinate forme morbose o in particolari stati di emergenza (per es. insulina per diabetici, antidoti specifici in caso di avvelenamenti acuti, etc) e la cui fornitura è, pertanto, a carico della sanità pubblica, senza contributo da parte dell’assistito. Appartengono a questa classe i farmaci della categoria A (appunto, salvavita), che il nostro Sistema Sanitario Nazionale ritiene essenziali per la cura di alcune patologie gravi e per le malattie croniche; sono gratuiti per il cittadino, anche se le Regioni possono decidere di applicare un ticket per confezione vendita o per ricetta. Altri farmaci salvavita possono essere quelli in fascia H, erogati in ambito ospedaliero o in strutture assimilate, che, per caratteristiche farmacologiche, di nuovo impiego o per motivi di sicurezza non possono essere utilizzati al di fuori di queste strutture. Per entrambi i tipi viene anche usato il termine internazionale  di life-saving drug .”

Chi decide per la definizione di “farmaco salvavita” e chi li controlla?        “L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco)  è l’Ente deputato all’autorizzazione di un farmaco, all’immissione in commercio o all’estensione terapeutica, all’inserimento nel Registro e nel Sistema Sanitario Nazionale  e al monitoraggio; controlla così l’appropriatezza  prescrittiva attraverso le note e i piani terapeutici. Quindi l’attività di vigilanza si esplica attraverso lo studio, la valutazione e la comprensione degli effetti avversi o di qualsiasi altro problema correlato all’uso di medicinali, al fine di assicurare un rapporto beneficio/rischio favorevole per la popolazione. Quest’insieme di attività contribuiscono alla tutela della salute pubblica.”

Cosa avviene nel resto del mondo, soprattutto nei paesi dove queste tutele non sono garantite?            “L’OMS( Organizzazione Mondiale della Sanità)  ha compilato una lista delle 30 medicine salva-vita che devono essere disponibili in tutti i sistemi sanitari: questi farmaci devono essere prodotti secondo standard di qualità, prescritti da operatori sanitari che sanno come usarli.   Ricordiamo che più di 8 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno di polmonite, diarrea e malaria, mentre 1.000 donne muoiono ogni giorno per complicanze legate al parto e alla gravidanza.  La maggior parte di queste morti  avviene nei Paesi in via di sviluppo e potrebbe essere evitata se le medicine giuste fossero disponibili. L’Oms raccomanda, per esempio, un’iniezione di ossitocina nei casi di emorragia subito dopo  il parto, mentre altri farmaci salvavita sono quelli che curano le infezioni (sepsi), l’ipertensione( per la preeclampsia delle gravide), le malattie sessualmente trasmesse (es. AIDS). Per quanto riguarda i bambini, nella lista ci sono farmaci per la polmonite ( antibiotici), la diarrea( sali per la reidratazione orale), la malaria, la sepsi neonatale, la deficienza di vitamina A, oltre alle cure palliative e farmaci antidolore.  Viene raccomandato un dosaggio adatto al peso dei bambini e all’età, inoltre i farmaci per questa fascia di età devono essere facili da trasportare e facili da sciogliersi.”

Qualche esempio  in Italia.

Riportiamo due esempi di farmaci salvavita estremamente importanti :

  • Una pastiglia salvavita contro l’attacco di cuore Il primo è un farmaco utilizzato nella sindrome coronarica acuta, che è l’anticamera dell’infarto, la patologia che uccide di più in Occidente: ogni anno in Italia 74mila persone hanno un attacco di “angina instabile” e più di 20.000 di “infarto leggero”, che si può trasformare in infarto vero e proprio, il maggior killer nel nostro Paese. Assicurare quindi , attraverso il sistema sanitario, la gratuità del costo di questo medicinale diviene una scelta etica e di spesa, perché il costo di questo trattamento si traduce in realtà in un risparmio sui ricoveri ospedalieri, anche per infarti più gravi, e soprattutto sulle vite perdute.
  • -Nuovo farmaco contro l’epatite C. E’ questo un esempio di un farmaco recentemente inserito nel trattamento di una malattia da cui oggi, grazie a questo presidio e al monitoraggio di cui parlavamo sopra, si può guarire. Attualmente oltre 102.000 pazienti sono stati avviati a questo trattamento, arruolandoli a Centri prescrittori, al fine di assicurarne l’assunzione giusta nei tempi più rapidi e arrivare a raggiungere l’obiettivo dell’OMS di eliminare la malattia nel 2030. L’attività di informazione deve essere volta alla prevenzione e lo screening della malattia, per far si che la sostenibilità di queste cure possa salvare un numero sempre più ampio di persone.

 Un accenno, infine, alla somministrazione di farmaci salvavita in orario scolastico, per quei bambini affetti da patologie, come il diabete o l’epilessia, che possono compromettere il diritto allo studio.  “Quello allo studio è un diritto che, come quello della salute, va tutelato, come quello del benessere all’interno delle strutture scolastiche.  Cosa fare? Il soccorso di alunni che esigono la somministrazione di farmaci si configura come attività che non richiede il possesso di cognizioni specialistiche di tipo sanitario da parte dell’adulto ma una ‘formazione in situazione’: va stilato, dunque, un protocollo tra genitori, scuola e sanitari dell’ASL competente  (pediatra di libera scelta o medico di Medicina Generale), al fine di non ricadere in omissioni che possono creare danno alla persona. “