I pomodorini di collina nati tra storia e bellezza e trasformati nei pelati Dama Quisisana

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Con la terza generazione i D’Auria mettono in barattolo pezzi di bontà e tradizione 

Pomodori nati tra bellezza e storia. Semplici e umili ortaggi che grazie al proprio particolare gusto riescono a contribuire alla valorizzazione di una territorio già famoso di per se. Lo scenario è quello tipico della costiera sorrentina; ma il carico di storia che contraddistingue tutto il circondario ne fa un posto veramente speciale. Stiamo parlando della Reggia di Quisisana che si trova su una panoramica collina di Castellammare di Stabia e dell’orto relativo alla casa colonica della struttura nata nel 1200. A quell’epoca era sicuramente una reggia a servizio dei D’Angio ed era  già nota per l’aria salubre del posto da cui il nome Quisisana. Poi alterne vicende ne hanno condizionato la vita fino al 1700 quando i Borboni decidono di ristrutturarla e farne uno dei casini di caccia per il re. Da quel momento la reggia vive una seconda giovinezza e l’annessa casa colonica prende la strada, cara ai reali dell’epoca, delle coltivazioni di qualità grazie al suo immenso frutteto e orto. Ed è proprio in quest’orto che inizia la storia della famiglia D’Auria e dei pomodorini di collina che coltivano da tre generazioni. Prima nonno Carmine, poi papà Leopoldo ed infine Marianna hanno tenuto vivo quel filo rosso che porta fino alla fine dell’ottocento quando inizia la coltivazione dei pomodorini conosciuti come fiaschetti, piccoli con la punta e con il loro particolare sapore hanno caratterizzato la cucina della zona soprattutto consumati freschi d’estate. Ma la famiglia D’Auria che aveva intuito la bontà del prodotto nel dopoguerra inizia a conservalo nelle bottiglie, come all’epoca si faceva in tante case, per rivenderlo agli amatori dei prodotti naturali e genuini. Tra le  bottiglie di pomodori artigianali ed i pelati Dama c’è voluto un salto generazionale e la vivacità di Marianna che ha saputo esaltare il lavoro della propria famiglia attraverso prodotti come le marmellate di arance e limoni, le confetture di albicocche o il miele prodotto in proprio. Si

Leopoldo e Marianna D’Auria

perché in questi tre ettari quasi tutti dedicati ai pomodorini ci sono anche arnie con le api che servono da impollinatori naturali, come naturali sono i concimi ed i ritmi di produzione che rispettano il riposo del terreno come succede in un azienda agricola che si avvia alla certificazione bio. Anche la valorizzazione del loro pomodorino è passata attraverso un processo naturale di selezione e conservazione del seme grazie all’aiuto dell’agronomo Vincenzo Coppola che sta curando il brevetto del seme lampadina. Una saporita lampadina che è entrata a pieno titolo nelle cucine degli chef che contano, nei ristoranti stellati e nelle pizzerie che propongono pizze gourmet. Il pomodorino Dama Quisisana è usato anche nei pasta bar del pastificio De Martino che propongono la famosa ricetta della “devozione” (pasta al pomodoro) dello chef stellato Peppe Guida. Il resto è storia giornaliera di chi fa con passione il proprio lavoro di contadino e di chi ama la natura ed il  proprio territorio e vorrebbe vederlo migliorato. Ma che purtroppo si deve scontrare con l’amara realtà che vede una delle terre più belle del mondo mortificata da un assenza di progettazione. Mortificata dalla burocrazia cieca anche di fronte alla bellezza ed alla bontà. E soprattutto mortificata da una politica lontana dai problemi reali che non riesce neanche a decidere sull’utilizzo della meravigliosa reggia ristrutturata. E pensare che l’orto dei D’Auria viene irrigato dai ruscelli che partendo dai Monti Lattari alimentano le acqua delle terme di Castellammare e che quei ruscelli creano le cosiddette fontane del re dove i Borboni, a caccia, si fermavano ad abbeverare i cavalli. La stessa acqua che fa crescere i pomodori lampadina che stanno, da soli,  mantenendo vivo un sito storico ed i suoi ricordi.