Il pomodorino del Piennolo: la Dop che nasce sul Vesuvio

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Figlio della terra vulcanica e della tradizione contadina, ancore oggi continua a rendere unici la pasta, la pizza ed il pesce

Un tempo era quello che di meglio potevano offrire le mamme, per merenda, ai propri bambini. Un paio di pomodorini sfregati su del pane casereccio, un filo d’olio d’oliva e un pizzico di sale. Altro che merendine industriali. Avere la fortuna di assaggiare, magari di buon mattino, al posto del cornetto del bar, un pezzetto di pane cafone con un pomodorino del piennolo schiacciato su, è una delle esperienze, gustative, più esaltanti, di quelle che poi ricordi per il resto della vita. Il piennolo ha la caratteristica di conservarsi, naturalmente, senza aiuti chimici, per tutto l’inverno. Dando la possibilità di avere pomodori freschi tutto l’anno. Ma, il pomodorino vesuviano è tale se la sua coltivazione avviene secondo il rigido disciplinare della Dop. La zona di coltivazione rientra nel Parco Nazionale del Vesuvio su piccoli appezzamenti tra i 150 e 450 metri sul livello del mare, in assenza di irrigazione e coinvolge i comuni di Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa Di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, Sant’Anastasia, San Giorgio a Cremano, San Giuseppe  Vesuviano,  San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase, e parte  del  territorio di Nola. Il Pomodorino, così coltivato, trae il massimo beneficio dal terreno vulcanico e da un sole quanto mai generoso. Il resto lo fanno le cure premurose degli agricoltori, attenti a che le bacche non tocchino terra e con l’aiuto di antiche tecniche, uso di pali di legno e fili di ferro, fanno in modo che tutti i frutti ricevano i raggi del sole. I frutti del peso di circa 20 grammi, sono di forma tondeggiante con un piccolo pizzo all’estremità inferiore. La buccia è spessa, la polpa soda e compatta dal sapore dolce acidulo, dal retrogusto di un amarognolo delizioso ed indimenticabile. La conservazione avviene, dopo la raccolta tra luglio e agosto, sistemando attorno ad un filo di canapa vari grappoli (schiocche) fino a completare un unico pendolo, che pesa alcuni chili. Dopo viene mantenuto in un luogo asciutto e ventilato sospeso da terra. Anche a casa deve restare appeso, come una riserva naturale di bontà dove attingere quando si vuol preparare un sugo saporito o impreziosire una pietanza di pesce, basti pensare al pesce all’acqua pazza o agli spaghetti alle vongole che vengono benedetti dall’aggiunta del pomodorino partorito dalle viscere del Vesuvio.