6 gennaio arriva la Befana. Viaggio tra la storia e la tradizione gastronomica della festa più attesa dai bambini

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Anche ai tempi del covid la vecchia befana viaggerà sulle ali della fantasia per raggiungere i bambini  che aspettano dolciumi e giocattoli, sempre che si siano comportati bene. Altrimenti carbone nero. Anche il piccolo Gesù ebbe la sua epifania, che significa rivelazione. I re Magi resero omaggio al figlio di Dio con incenso, oro e mirra. Ci fù scambio di doni come avviene ancora nel terzo millennio. E’ così che tra religione, mito e tradizione popolare la rivelazione è diventata sorpresa e felicità per gli occhi sgranati dei bambini che la mattina del 6 gennaio trovano le tanto attese calze piene di caramelle, cioccolate, merendine, barrette e avveniristici bon bon, appese al lettino. Un tempo le calze (che erano semplicemente dei veri calzini) si trovavano appese ai camini, dove la befana era costretta a scendere per raggiungere anche le case dei più poveri e lasciare qualche fico secco, confetti ricci, noci, nocciole e rudimentali caramelle di zucchero. Oggi il benessere diffuso permette di accontentare tutti con i tanti dolciumi che le industrie alimentari producono e che vanno a finire nelle colorate e infinite calze, diventate un oggetto di culto, che riproducono i tanti personaggi del fantasioso mondo dei cartoni animati. Comunque è soprattutto in Italia che esiste una forte tradizione, sia come giornata dedicata ai bambini che come festa popolare con i suoi riti ed i suoi particolari dolci. Infatti in alcune regioni esistono veri e propri eventi legati alle tradizioni contadine che fanno ancora oggi rivivere antiche usanze ed alcuni originali dolci. In Piemonte il dolce tipico di questo giorno è la focaccia della Befana, un dolce a lunga lievitazione  Per tradizione, all’interno dell’impasto viene inserita una moneta (accuratamente lavata prima di essere inserita) in segno di portafortuna per la persona che la troverà. Mentre in Toscana troviamo i befanini, dei biscottini di pasta frolla coloratissimi aromatizzati al rum tipici della Festa della Befana. La loro forma richiama simbolicamente gli elementi tipici del Natale: dall’omino alla calza, dal cappellino alla stellina. In Veneto, invece, c’è la  Pinsa de la marantega, Infatti a Venezia “marantega” significa proprio Befana. E’ forse il dolce con la storia più interessante. Infatti tradizionalmente i contadini veneti la riponevano, ricoperta dalle foglie di cavolo, sotto i carboni ardenti dei falò che si preparavano per festeggiare l’Epifania e l’inizio dell’anno nuovo. Si tratta di un pane dolce poco lievitato con farina bianca e gialla, uvetta, grappa, fichi secchi, pinoli e arancia candita. In Campania, viceversa, si continua con la scorpacciata dei dolci delle feste legate al Natale. Ma in alcune zone in questo giorno compaiono le prime chiacchiere di Carnevale e le prime  pastiere, come ad annunciare la fine del periodo natalizio e l’inizio di quello carnevalesco e poi  pasquale.