La pastiera partenopea, regina della Pasqua campana, tra storia e futuro

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Regina della Pasqua campana. Nella nostra regione la tavola delle feste non è completa se manca la pastiera. Anzi è una tavola triste. Perché la pastiera è il dolce per eccellenza del periodo. Un dolce che ha legato il suo  nome ed il suo destino alla primavera che non a caso coincide con la Pasqua di resurrezione. I suoi ingredienti principali, quelli che la caratterizzano, danno il meglio di se proprio nella stagione che toglie il velo di morte da una natura assopita sotto i colpi del freddo. Toglie la patina grigia e brulla dai prati e dai monti facendo il miracolo di far rinverdire alberi e pascoli. Ed è proprio allora che si trova la ricotta migliore che condiziona tutto il dolce. Proprio in questo periodo i fiori d’arancio profumano, oltre l’aria, anche l’acqua di millefiori che da un sapore unico alla torta nata a Napoli. Poi ci sono le uova simbolo di fertilità e della vita che si rinnova, che risorge nella stagione più colorata dell’anno. Anche il grano tenero e cotto nel latte da il suo contributo simbolico comune a tutta la civiltà mediterranea. Infine zucchero, canditi e cannella, una spezia che arriva dall’oriente, completano i magici ingredienti di un dolce che ha fatto grande la pasticceria partenopea. Chiaramente un dolce stagionale. Da gustare nel periodo giusto. Anche se la sua fama ha superato i confini regionali e temporali diventando una delizia che si trova un po dappertutto e tutto l’anno. La grande evoluzione gastronomica, poi, ci ha messo lo zampino interpretando il dolce partenopeo in mille modi e con mille varianti. Gli chef e pasticceri più creativi la propongono al bicchiere, soffiata, a gelato, a monoporzione, semifredda, destrutturata, a spuma o tradizionale con l’aggiunta di un personale ingrediente. Segno che la pastiera ha conquistato il cuore degli chef e la gola dei buongustai ad ogni latitudine. Per la storia nasce nei conventi, forse quello di San Gregorio Armeno a Napoli o forse in uno di quelli disseminati in costiera amalfitana. Certo è che già un paio di secoli fa le suore impastavano il rinomato dolce per le famiglie più agiate dell’epoca.  Ed oggi la sua fortuna continua attraverso l’opera di numerosi pasticceri o di brave casalinghe che non la fanno mai mancare sulla tavola dei giorni di festa.