Le albicocche del Vesuvio colorano l’estate campana

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Albicocca e Vesuvio sono un binomio ormai famoso in tutt’Itala, oltre che sinonimo di grande bontà. Grazie soprattutto allo Slow Food che con anni di iniziative è riuscita a fare uscire dall’oblio un prodotto agricolo apprezzato sin dai tempi dell’antica Roma. Infatti, dal 2017, è divenuto un Presìdio Slow Food che le tutela e promuove. La presenza delle crisommole, come le chiamiamo in Campania (dal greco chrisomelos ovvero mele d’oro), nell’area diventata Parco Nazionale del Vesuvio è documentata già nel I° secolo d. C. negli scritti di Plinio il Vecchio. Una vera bontà che all’ombra del Vesuvio si è guadagnata la giusta fama con le sue decine di varietà: “Pellichiella”, “Boccuccia liscia”, “Boccuccia spinosa”, “Cafona”, “Ceccona”, “Portici”. Grazie alla sua pezzatura medio piccola, al profumo intenso ed alla polpa zuccherina, si è guadagnata anche il marchio di tutela Igp. E l’albicocca che si produce nei comuni vesuviani costituisce l’80% della produzione campana.