Esce oggi nelle sale il nuovo film di Sergio Assisi, “Il mio regno per una farfalla”. Un progetto che segna un importante ritorno alla regia per Assisi. Scritto e interpretato dallo stesso, il film promette di essere un’esperienza emozionante e coinvolgente. Abbiamo avuto l’opportunità di parlare con lui, per capire meglio le motivazioni e le emozioni che lo hanno accompagnato. Una intervista che ha trasmesso una passione inalterata per il cinema e la determinazione di raccontare storie che possano toccare il cuore della gente.
Esce nelle sale oggi, cosa significa ritornare alla regia dopo nove anni ?
“E’ un’emozione che non si affievolisce. Col tempo che passa, non muta né il desiderio né la voglia di creare nuove storie. È un’emozione positiva, un ritorno sul palcoscenico di un nuovo inizio, che non vedo l’ora di condividere con il pubblico.”
Il legame con Ischia, l’isola dell’anima. Sei già stato definito l’uomo delle isole. Perché hai scelto proprio Ischia?
“Ischia è l’isola della mia infanzia, della mia adolescenza. Ogni volta che vado, c’è sempre chi mi fa la battuta: ‘Sergio Assisi, hai sbagliato isola…’, perché mi associano alla serie Capri. È una battuta che mi fanno almeno 10-15 volte al giorno. Ischia, con i suoi paesaggi incantevoli e la sua atmosfera unica, ha un posto speciale nel mio cuore e rappresenta il luogo ideale per ambientare una storia tanto personale quanto universale.”
Il fenomeno del cineturismo è ormai largamente diffuso. Hai idea delle ricadute economiche dirette e indirette che il tuo film avrà sul territorio? Cosa pensi del suo impatto su Ischia?
“Il cinema è sempre stato un veicolo di informazione forte ed efficiente. Quello che vedi attraverso gli occhi lo desideri. Spero che anche questo film possa far venire la voglia a qualcuno che non ha mai visto Ischia di andarci. È una speranza ben fondata, considerato l’effetto magnetico che la bellezza di Ischia può avere su chi non l’ha mai visitata.
Quanto c’è di Sergio Assisi nel personaggio che interpreta?
“In questo personaggio c’è parte di me, ma neppure tanta. La visione romanzesca del personaggio di Sasà c’è, ma in parte. Quello che c’è di vero, invece, è l’affrontare il tempo non con una forza di negazione, ma senza dargli importanza. Si invecchia quando non si hanno più stimoli da inseguire. Una filosofia di vita che applico non solo nel mio personaggio, ma anche nella mia vita personale.”
Cinema e Teatro: due realtà parallele per raccontare storie. Perché hai scelto di interpretare, scrivere e poi dirigere questo film?
“Ho scelto di interpretare, scrivere e dirigere semplicemente perché mi piace. Mi piace raccontare storie divertenti, ho cominciato con il teatro, specialmente con la classica commedia napoletana. Mi piacerebbe continuare a portare luce alla commedia italiana, che ha perso un po’ di coraggio e voglia di far sorridere. Dirigere mi diverte perché so cosa prendere dagli attori, essendo in primis un attore.”
In un’epoca in cui molte produzioni si spostano dalle sale alle piattaforme digitali, come vedi il futuro del cinema?
“Spero che il Cinema possa ritornare agli albori e possa essere un modo di comunicazione nuovamente valido, mantenendo la sua magia, quella che per due ore, in una sala buia, dove sei attratto da una luce, ti fa uscire fuori dalla realtà. Il cinema ti deve fare vivere un sogno, lontano dalla vita reale, soprattutto dai cellulari”.
Dopo “Il mio regno per una farfalla”, quali progetti cinematografici hai per il futuro?
“ Ho già tanti progetti che potrei incominciare a girare domani già un altro film. Ho già scritto il soggetto e il trattamento, ma questa è un’altra storia, per adesso concentriamoci però sul mio regno per una farfalla… “