L’ AIL scende in piazza.

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Anche quest’anno la ONLUS AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma) ha in programma  4 giornate in cui si terrà la vendita a scopo benefico di stelle natalizie. Il 5, 6, 7 e 8 dicembre i volontari saranno presenti in 4000 piazze che coprono l’intero territorio nazionale e, per quanto riguarda la regione Campania, i presidi da organizzare nei vari comuni saranno gestiti dalle 5 sezioni AIL presenti negli altrettanti capoluoghi della nostra regione. La sezione di Napoli, ad esempio, ha predisposto l’istituzione di più di 80 presidi nelle piazze di altrettanti comuni della provincia.

Come supportare la causa

Queste giornate rappresentano non solo un mezzo importante per sensibilizzare i cittadini circa la diffusione, i rischi e la ricerca sui tumori ematologici, ma soprattutto vogliono offrire a tutti la possibilità di dare un aiuto concreto alla ricerca in modo semplice, ovvero tramite l’acquisto con  una donazione minima di 12 euro di una stella natalizia. Inoltre tutti possono rendersi disponibili come volontari per l’organizzazione e la gestione degli stand nelle varie piazze, semplicemente contattando la sezione AIL della propria provincia tramite il sito istituzionale ed il numero di telefono reperibile online.

Cosa sono i tumori ematologici

La ricerca sui tumori ematologici, che rappresenta una delle iniziative AIL finanziate tramite questa raccolta fondi, è fondamentale perché le varie tipologie di tumore delle cellule del sangue colpiscono la popolazione in modo trasversale, estendendosi dall’età pediatrica fino all’età adulta, seppure con differenze tra i vari tipi di tumore. Per neoplasie ematologiche intendiamo tutti quegli eventi neoplastici caratterizzati da una proliferazione incontrollata delle cellule che si trovano normalmente all’interno del liquido ematico o dei loro precursori, ovvero delle cellule da cui, ad esempio, si sviluppano globuli bianchi e globuli rossi.

Perché la ricerca si rivela fondamentale

Alcuni fattori di rischio per le leucemie
Alcuni fattori di rischio per le leucemie

Sebbene tutte le branche della medicina si basino sull’attività di ricerca, sul progresso delle tecniche e su un graduale aumento delle conoscenze, in ambito oncologico tutto ciò viene amplificato all’ennesima potenza dalla diffusione sempre maggiore di queste patologie e dalle conoscenze ancora parziali che abbiamo di esse. In particolar modo sappiamo che la leucemia ed il linfoma rappresentano insieme il 46% di tutte le neoplasie dell’infanzia, ma in compenso non conosciamo parte dei meccanismi molecolari che stanno alla base di tali alterazioni cellulari potenzialmente maligne. Le difficoltà principali sono date dalla eterogeneità dei tessuti colpiti e dalla diversità del danno creato, il che impone di trovare costantemente approcci innovativi. Per di più i tumori ematologici, come tutte le malattie multifattoriali, non hanno solamente una componente genetica, ma possiedono anche una componente ambientale. Questi due fattori, nelle diverse neoplasie, interagiscono in modi sia qualitativamente che quantitativamente differenti. Per provare a comprendere quanto tutto ciò sia complesso ed intrigante, possiamo portare come esempio la leucemia mieloide cronica (LMC), che in più del 90% dei casi è causata dalla traslocazione (uno spostamento di un segmento di DNA tra due cromosomi) del gene BCR dal cromosoma 9 al cromosoma 22, dove si colloca in prossimità del gene ABL. La giustapposizione di queste due sequenze di DNA causa una iperattività di BCL, che è alla base della LMC. Il problema, in questo specifico caso, è dato dal fatto che le funzioni molecolari dei due geni coinvolti non sono ancora del tutto chiare e di conseguenza, pur sapendo ciò che causa la disfunzione all’interno dell’organismo, non sappiamo bene attraverso quali vie biologiche questa venga causata.  Inoltre non sono stati ancora individuati dei fattori ambientali che potrebbero aiutare i medici a mettere a punto un protocollo preventivo, per limitare ulteriormente l’insorgenza di casi di LMC, di cui ogni anno si ammalano in Italia 2 persone su 100000. Questo piccolo esempio è riportabile a molti altri specifici tipi di tumore delle cellule del sangue con incidenze più alte, che hanno meccanismi altrettanto complessi e parzialmente oscuri. In definitiva, permettere alla ricerca di effettuare dei consistenti passi avanti può aiutare a erodere l’influenza della “casualità” nella cancerogenesi e può consentire lo sviluppo di tecniche di prevenzione, controllo e cura sempre più specifiche e risolutive.