L’ultimo romanzo di Antonio Menna.

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“Quindi facciamo 63, l’orso nero, e 47, il morto. Mi serve un terzo numero.”
“Ma ti riferisci sempre a chillo che hanno truvato in mezzo ‘a Speranzella?”
“Si”
“Allora ci devi mettere 72. ‘A meraviglia.”

Sono numeri da giocare al lotto per Tony Perduto, giornalista freelance, che una mattina come tante , si ritrova faccia a faccia con un orso marsicano, steso “a quattro di bastoni” tra i vicoli dei quartieri spagnoli, ucciso da tre colpi d’arma da fuoco.

“L’orso non si muove. Per un attimo penso che stiamo facendo la stessa cosa. Forse qualche amico suo orso gli ha detto che se vede un uomo deve stare immobile, steso, in silenzio, che il pericolo passa. Così io sto fermo per paura sua, e lui sta immobile per paura mia. Come ne usciamo?”

Sarà un avvertimento di camorra o una fuga dallo zoo ormai abbandonato?
Di certo per Tony Perduto questa è la grande occasione per scrivere un articolo di cronaca da prima pagina, e svelare la verità che nessuno si aspetterebbe.
In primo piano il ritratto dei quartieri spagnoli e dei suoi abitanti: Donna Amalia, una settantenne sempre intenta a pulire verdure davanti la porta del suo basso, in attesa che dalla finestra di fronte si affacci il suo spasimante, l’ottantenne Don Nicola, e poi lei, Marinella: “Una di quelle amiche un po’ così: un po’ mamma, un po’ fidanzata, un po’ fratello, un po’ sorella”.
Antonio Menna, giornalista e scrittore napoletano, ci inoltra questa volta in un viaggio fatto di luci e di ombre, che dai quartieri ci conduce fino alla Napoli sotterranea, con le sue contraddizioni ed i suoi misteri, tutti da svelare.