Quegli schizzi di fango su Reina. “Caro Pepe, non ti curar di loro…”

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Succede sempre così, puntualmente, ad ogni stagione calcistica. Il procedimento è  lo stesso, cambia nei nomi, nei dettagli, ma mai nel contenuto: destabilizzare l’ambiente napoletano.

Si inizia col caricare la tifoseria, pompandola fino a quasi farla scoppiare, alle prime vittorie ed ai primi risultati positivi del Napoli. Poi al primo mezzo passo falso, si comincia in modo famelico a gettare schizzi di fango, a turno, sui vari componenti di società e squadra azzurra. Se il passo falso è un semplice incidente di percorso, viene fatto passare per grave crisi. Se il passo falso viene ma poi si ricomincia a macinare gioco e punti, bisogna comunque mettere zizzania tra i tifosi e lo spogliatoio partenopeo, quindi si cominciano a trovare mille modi per farlo. Quello preferito in particolare: trovare un gesto clamorosamente innocuo e trasformarlo in qualcosa che è praticamente l’opposto. E magari vengono completamente ignorati gesti che potrebbero solo fare bene al calcio, come ad esempio un campione di nome Gonzalo Higuaìn che corre ad abbracciare un allenatore, il suo, che fino all’anno scorso si trovava ad allenare una squadra di Serie B.

Questa volta il malcapitato è l’iberico estremo difensore azzurro, Josè Manuel Reina, per gli amici Pepe. Lo spagnolo ha la colpa di aver esultato in maniera poco contenuta al terzo gol del Napoli, il secondo del Pipita Higuaìn, che di fatto ha chiuso la partita e spento le velleità di trovare il pareggio degli uomini di Edy Reja.

Se nei due anni partenopei c’è una cosa che ha sempre contraddistinto Pepe Reina, è proprio la sua spontaneità e gioia nelle esultanze ad un gol del Napoli. E’ il momento in cui si dimentica che indossa i guantoni da portiere e crede di essere un semplice tifoso giunto allo stadio a guardare la partita ed incitare i suoi. Come dimenticare la sua esultanza alla vittoria contro la capolista Inter, o al gol di Insigne contro l’acerrima rivale Juventus?!

A Reina, da ieri, soprattutto da parte delle maggiori testate giornalistiche sportive, glie ne sono state dette di tutti i colori, di essere maleducato, di peccare in cattiveria, di aver compiuto gesti di istigazione nei confronti dei tifosi avversari. Su Twitter l’azzurro si difende, rispondendo alle accuse di un tifoso bergamasco che gli ha dato dell’antisportivo, “Voi fate cori razzisti ed io sono antisportivo perché esulto?”, le parole del portiere.

Il dubbio, allora, sorge spontaneo: come mai non fu fatta la stessa cagnara quando Kalinic zittì il San Paolo dopo aver siglato il momentaneo pareggio, oppure quando Bonucci con un eloquente gesto mandò a quel paese la Curva B?

Sembra, sembra, quasi un meccanismo per mettere pressione ad un gruppo che sta lavorando bene e sta raggiungendo buonissimi risultati. Ma questi, purtroppo, non sono casi isolati.

Come quando Insigne, voglioso di restare in campo, borbottò qualcosa mentre fu sostituito da Mertens durante un Napoli – Palermo di qualche settimana fa. Come quando nella stessa partita Mertens dopo il suo gol esultò in modo rabbioso. Come quando Higuaìn si dispera se non segna per una partita (sì, è un essere umano pure lui). Se i comuni mortali ci vedono gesti normali, di ragazzi che hanno voglia di dimostrare quanto valgono, i soliti marpioni della cronaca calcistica ci inventano su mal di pancia, voglie di voler cambiare aria o crepe nelle dinamiche interne allo spogliatoio. E succede in modo maggiore ogni volta che il Napoli non vince, anche se avrebbe ampiamente meritato (si veda Genoa, Carpi, Roma). Si creano casi su casi, gente a sorteggio messa alla gogna pubblica e colpe date alla cieca.

Ma per fortuna questo gioco c’è qualcuno che lo ha ben capito. Chiara la dichiarazione di Maurizio Sarri ai microfoni di Sky Sport dopo la bella e sofferta vittoria di Bergamo: “E’ inutile, non ci siete riusciti a farci preoccupare!”.