Irrational man: caso, rinascita e responsabilità.

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Che senso ha vivere se non si lascia il segno, se nonostante tutti i tentativi possibili ed immaginabili non si riesce a fare qualcosa di buono, qualcosa che possa rendere il mondo un posto migliore? Per riuscirci, cosa è permesso fare e cosa no? Sono queste le domande che Woody Allen si (ci) pone nella sua ultima opera. Vittima della totale mancanza di voglia di vivere è qui Abe Lucas, professore di filosofia, pronto ad assumere un nuovo incarico nel college Brailyn nel Rhode Island. Abe è un uomo stanco, depresso e demoralizzato che ha trascorso la sua vita a tentare di cambiare il mondo ma che ogni volta è stato costretto a sbattere contro la dura realtà delle cose. Al suo arrivo al college lo aspettano due donne: la prima è Rita Richards, professoressa, affascinata dalla fama e dalle storie che si raccontano sul professore, con cui Abe instaura una relazione, l’altra è Jill Pollard, sua studentessa, che sarà sempre più colpita e presa dalla sua brillantezza, intelligenza, e vulnerabilità. Ma a dare lo stimolo giusto per tornare in carreggiata ad Abe sarà il caso. Nel pieno della depressione, infatti, in una tavola calda, Abe fortuitamente ascolta la storia terribile di una madre che sarà costretta, nonostante gli sforzi fatti, a vedersi togliere la custodia dei figli, che saranno affidati ad un padre snaturato ed incapace, vista l’amicizia che lega l’avvocato di quest’ultimo ed il giudice corrotto. La possibilità di fare qualcosa di concreto per la donna e di migliorare, seppur in minima parte, il mondo, uccidendo il giudice, elettrizza immediatamente il nostro protagonista. La ricerca del delitto perfetto, la possibilità di rinascere sul serio e di conquistare finalmente una vittoria che gli ridarebbe linfa vitale danno ad Abe una carica nuova, un’energia insperata, che lo porteranno ad abbondare la visione cupa, triste, nichilista della vita che lo aveva accompagnato fino a quel momento. Una volta compiuto il gesto Abe raggiungerà l’apice della sue esistenza: la consapevolezza di quello che ha fatto lo renderà a tutti gli effetti un uomo nuovo, gli darà una voglia di vivere incredibile e gli permetterà di rivalutare la vita nel suo insieme, fino a dare ragione a chi la vede come un’esperienza bella e meravigliosa. Nonostante le sue convinzioni, tuttavia, sarà al di sopra di ogni sospetto solo per poco tempo: adesso infatti il caso busserà alla porta per battere cassa. Per una serie di circostanze a dir poco sfortunate, che quasi sanno di scherno, Abe sarà man mano messo sotto la lente di ingrandimento proprio, ironia della sorte, dalle due donne. Sarà il caso, ancora, ad impedire al professore di scappare dalle proprie responsabilità, regalando allo spettatore un finale tanto inaspettato quanto amaro. Come detto all’inizio il film tocca una serie di argomenti che rischiano di appesantirlo molto, ma riesce a coinvolgere costantemente lo spettatore che non può fare a meno di chiedersi quanto sia giusto perpetrare il male con il solo scopo di fare del bene anche quando alternative non ce ne sono. A noi è permessa qualsiasi idea, possiamo decidere di muoverci ed uccidere per salvare una donna e migliorare il mondo o sperare che le cose si aggiustino da se. Quello che non ci è mai assolutamente permesso è la fuga da noi stessi, dalle nostre idee e dai nostri gesti. Per quanto mossi da un sentimento di filantropia o dalla semplice necessità egoistica di trovare un senso alla propria vita ormai alla deriva, non possiamo pretendere di scappare da un giudizio morale ed alle conseguenze dei nostri gesti, pena la derisione da parte del destino.