Privatizzazione in FSI: Mazzoncini preme sul pedale dell’acceleratore

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IMAG3628_1 Dieci anni di polvere nei dossier di FSI ed è bastato un solo giorno a Mazzoncini, il nuovo Ad del Gruppo, per approvare il progetto di vendita della rete elettrica a Terna. Un’operazione da 757 milioni che, dopo l’approvazione dell’Antitrust, permetterà il passaggio di oltre 7000 km di elettrodotti ad alta ed altissima tensione e 350 stazioni elettriche alla Rete di trasmissione nazionale. La recente nomina dell’Ingegner Renato Mazzoncini, in sostituzione dell’Ingegner Michele Elia, nata dall’esigenza di accelerare la privatizzazione del Gruppo e quotare l’azienda in borsa, ha prodotto i primi frutti già alla prima riunione dopo l’assegnazione delle deleghe ed ha permesso velocemente di tracciare i binari sui quali viaggeranno le future Ferrovie dello Stato. Per fortuna, però, l’ansia del Governo di fare cassa, sembrerebbe essere stata mitigata dal pragmatismo da ingegnere del nuovo Amministratore Delegato ed a valle di qualsiasi quotazione, sarà necessariamente elaborato un nuovo piano industriale. Con lo scopo di sviluppare i settori più deboli, per creare valore si interverrà in particolar modo sul trasporto pubblico locale, per il quale sono previsti interventi mirati ad un’ottimizzazione modale, sul trasporto merci e sull’internazionalizzazione dell’attività di trasporto. Resteranno temi chiave quelli legati all’innovazione nella gestione dell’infrastruttura, alla crescita dell’alta velocità ed ai servizi di ingegneria e certificazione. Queste complesse operazioni potrebbero spostare l’orizzonte temporale oltre il 2016, ma saranno necessarie per rafforzare la credibilità economica dell’azienda. Per il resto, la sintonia con il Dpcm del Governo che avvia la quotazione in Borsa del Gruppo FSI è piena, “i binari devono restare di proprietà dello Stato, mentre il gestore del servizio RFI deve restare integrato nel gruppo FS come in tutte le ferrovie del mondo”. Di certo è che l’utilità della privatizzazione resta ancora difficile da scorgere, in un recente incontro con i sindacati il Ministro dei Trasporti Delrio ha sottolineato come la stessa “non sia il fine, ma il mezzo per potenziare i segmenti più deboli, come cargo e trasporto locale”, ma i dubbi restano. Il rafforzamento dei settori in crisi può avvenire a prescindere dalla privatizzazione e quest’ultima sembra restare solo un’operazione per fare cassa, ben lontana da qualsiasi logica strategica industriale.