“Lavoro in Circumvesuviana, faccio il capotreno. E scarto i treni”

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Chi è quel capotreno che, questa mattina in Circumvesuviana, ha scartato 5 treni di seguito? (Cioè, si è rifiutato di salire su cinque convogli perché ritenuti non idonei a viaggiare). Il nome non lo sapremo mai, ma l’anonimo lavoratore è salito agli onori della cronaca perché il presidente dell’Eav, Umberto De Gregorio, lo ha menzionato come esempio in un suo post su facebook, pubblicato per spiegare i disagi della giornata. De Gregorio, probabilmente, non voleva metterlo al centro dell’attenzione, né criticarlo: ma è un dato di fatto che si tratta di un episodio che suscita curiosità in chi non è avvezzo a certe dinamiche interne alla Circum. E tuttavia il punto è un altro: il punto è che il suo nome non ha importanza perché quel capotreno è uguale a tutti gli altri ed è uguale pure ai macchinisti. Scartano perché applicano un regolamento, scartano perché devono farlo. Se in un’automobile scorre acqua quando piove, noi ci pensiamo su due volte prima di usarla. Poi magari lo facciamo lo stesso, ma a nostro rischio e pericolo. Nel caso di un treno, il “rischio e pericolo” riguarda centinaia di passeggeri, anzi migliaia al giorno. Ecco perché la guerra tra pendolari e personale della Circum non ha alcuna ragione di esistere: un treno non idoneo è un treno pericoloso. E lo è per tutti. Insomma, siamo tutti sulla stessa barca. Che poi, a pensarci bene, una barca sarebbe pure più utile di un treno, quando piove dalle nostre parti.