Sarno, Falasca e la teoria del #iononvoto al referendum sulle trivelle

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Piercamillo Falasca, giovane direttore di Strade.it e Fellow dell’IBL (Istituto Bruno Leoni), laureato in Economia alla Bocconi di Milano, è l’esempio del giovane sarnese che ha avuto successo lontano da casa, sempre attratto dalla politica, è infatti membro di Riformatori Liberali e assistente parlamentare di Benedetto Della Vedova. In queste settimane la sua figura è apparsa in molti programmi televisivi (ospite di tribuna rai e linea notte), radiofonici (Bianco o Nero su radio 1) e su alcune testate giornalistiche (l’Unità) all’interno dei quali spiega la sua opinione sull’essere contrario al referendum sulle trivelle del 17 Aprile. “Un suicidio rinunciare alla produzione nazionale di gas naturale – dichiara Falasca – La sfida dell’autosufficienza energetica si gioca valorizzando sia le rinnovabili che il gas italiano. Per questo sono contrario al referendum del 17 aprile. Ci asteniamo il 17 aprile proprio perché aspiriamo ad essere buoni cittadini italiani. Sentiamo che il nostro dovere di cittadini italiani sia quello di evitare che il fronte anti-sviluppista e anti-scientifico smantelli un pezzo di industria italiana, di lavoro italiano e di tecnologia italiana. Questo referendum riguarda le durate delle concessioni di estrazione di gas e petrolio entro le 12 miglia marine, ma è chiaramente un episodio di una contrapposizione che durerà negli anni. Una contrapposizione tra noi che abbiamo fiducia nel progresso, nel mercato e nella tecnologia e chi segue una pasticciata ideologia della decrescita e del complotto permanente. Stiamo smontando ad una ad una le bufale e gli allarmismi dei #‎notriv. Ora dobbiamo respingerli definitivamente, perché non possiamo far vincere l’Italia che blocca tutto, che dice no a tutto, che si illude di poter vivere di sedie a sdraio e friselle al pomodoro. Un grande paese merita anche una grande industria energetica”. Queste le motivazioni del giovane sarnese sul referendum del 17 aprile sulle trivellazioni in quanto comunque la potenza complessiva installata nel nostro paese è pari a 124.750 MW (Fonte: Terna 2013) ed è più che superiore a quella massima richiesta dal paese nei periodi di punta. La Spagna, ad esempio, ha una potenza installata di 101.700 MW, mentre la Germania di 153.200 MW. (Fonte: CIA – The World Factbook). La potenza dei nostri impianti fa sì che teoricamente, l‘Italia è completamente autosufficiente. C’è da dire però che la potenza media disponibile dai nostri impianti è inferiore a quella installata per diversi motivi come periodi di stop per manutenzione, guasti agli impianti e per via delle fonti rinnovabili che sono aleatorie. Inoltre alcune centrali vengono tenute spente anche per periodi molto lunghi in quanto non necessarie oppure non convenienti (potrebbero produrre energia ma ad un costo superiore rispetto a quello di mercato). Nel 2013 quasi l’87% della domanda di energia in Italia, pari a 276 miliardi di kWh, è stata soddisfatta da produzione nazionale, che ha avuto un aumento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili idrica, fotovoltaica e geotermica. La restante parte del nostro fabbisogno è coperta da energia importata dall’estero, principalmente da Francia, Svizzera e Slovenia. All’interno della produzione termoelettrica che copre il 65% del totale, i combustibili più utilizzati sono

  • Gas 58%
  • Carbone 22%
  • Altri combustibili(Syngas, rifuti solidi urbani, biomasse) 11%