Epatite virale, una patologia sottovalutata in forte ascesa

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L’epatite è una infiammazione a carico del fegato, un organo centrale per tante funzioni metaboliche e per la detossicazione dell’organismo. Le sue cause possono essere molteplici –farmaci, alcol, veleni- ma i principali responsabili di questa malattia sono i virus dell’epatite.

I virus dell’epatite

I virus che causano l’epatite costituiscono un gruppo eterogeneo di agenti virali patogeni, appartenenti a famiglie diverse e con strutture cellulari variegate. Molto importanti sono i virus dell’epatite A, B, C, D ed E, a cui ci si riferisce con le sigle di HAV, HBV, HCV, HDV ed HEV. Questi virus, pur danneggiando tutti lo stesso organo, hanno delle peculiarità nella loro azione, che si manifestano a livello macroscopico con due tipi principali di decorso della malattia epatica, la quale può essere acuta o cronica. L’epatite acuta può essere causata da tutti e cinque i tipi di virus ed è caratterizzata da sintomi come febbre, nausea e dolore addominale, seguiti dal caratteristico ittero, e può avere insorgenza improvvisa o insidiosa. L’epatite cronica, invece, è un’evoluzione più grave della patologia, causata dai virus dell’epatite B, C e D, anche se quest’ultimo è un virus helper, poiché non può dare infezione da solo, ma agisce aggravando una preesistente epatite causata dall’HBV. In virtù di queste differenze, anche la mortalità varia sensibilmente a seconda del tipo di infezione e si passa dai tassi bassissimi, inferiori allo 0,5%, dell’HAV, a quelli molto elevati dell’HDV. La maggior parte delle morti è dovuta al cancro del fegato ed alla cirrosi dovute alle infezioni croniche da HBV ed HCV, responsabili insieme del 96% delle morti correlate all’epatite.

Una patologia sempre più frequente

Recentemente è stato pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet uno studio di importanza fondamentale, che dà una panoramica globale dei numeri e delle statistiche dell’epatite dal 1990 al 2013. Per realizzarlo è stato necessario un team di oltre 30 medici e ricercatori, che hanno riunito i dati provenienti da quasi tutti i paesi del mondo, coinvolgendo le istituzioni universitarie e sanitarie di tutti i continenti. Il risultato di questo sforzo titanico è un insieme di dati che mostrano come l’epatite virale, al contrario della stragrande maggioranza delle malattie trasmissibili, sia in crescita a livello globale. Nel dettaglio, dal 1990 al 2013 vi è stato un incremento del 63% delle morti per epatiti virali e del 34% per quanto riguarda il totale degli anni trascorsi dagli affetti con una disabilità conseguente all’infezione epatica virale. Un dato molto chiaro ed immediato è quello riguardante gli anni di vita persi, che sono calcolati sottraendo all’età che rappresenta l’aspettativa di vita del paziente, l’età in cui avviene il decesso dello stesso. Ebbene, dai calcoli risulta che nel 2013 siano stati persi in tutto il mondo ben 41 580 000 anni di vita, contro i 31 038 000 del 1990 ed i 38 648 000 del 2005. Questa preoccupante crescita numerica riguardante le epatiti virali, fa sì che queste si collochino al settimo posto tra tutte le cause di morte nel mondo e siano presenti addirittura nella top 5 in Italia. Confrontando la classifica del 2013 con quella del 1990 si evince che le epatiti virali hanno guadagnato ben tre posizioni –dal decimo al settimo posto-, mentre altre malattie trasmissibili come la tubercolosi, la malaria o la malattia diarroica sono in sensibile calo.

Tasso di mortalità per le epatiti virali
Le tonalità crescenti di verde indicano il tasso di mortalità per le epatiti virali in ciascuna area geografica. I diagrammi circolari, invece, rappresentano la proporzione di morti causate dai diversi virus.

Le cause del fenomeno

Questo trend in aumento per mortalità e disabilità sembra derivare primariamente da cambiamenti demografici, come la crescita della popolazione, ma è anche una conseguenza delle modalità di trasmissione dei virus. Infatti gli individui affetti dai virus dell’epatite diventano contagiosi ben prima dell’esordio sintomatico della patologia, cosicché persone che si ritengono sane per il solo fatto di non manifestare alcun sintomo, in realtà possono scoprirsi infette nei mesi o negli anni a venire e nel frattempo possono aver trasmesso inconsapevolmente il virus. I metodi di trasmissione variano da virus a virus e, mentre l’HAV e l’HEV sono trasmissibili per via oro-fecale e attraverso il consumo di frutti di mare crudi o poco cotti –pratica che causò epidemie da HAV nel meridione negli anni 1992, 1994 e 1997-, gli altri virus dell’epatite vengono trasmessi prevalentemente per via sessuale e tramite sangue infetto, tanto è che l’uso di droghe a mezzo endovena con aghi non sterili determina un aumento della prevalenza nei drogati.

Mortalità e disabilità causate da ciascun virus dell'epatite
Tassi di mortalità e disabilità combinati per 100 000 persone per anno nelle diverse aree geografiche per i virus delle epatiti A, B, C ed E.

L’epatite C, un problema importante in Campania

La Campania costituisce una di quelle zone geografiche, come la Spagna, l’Europa Centrale ed il Giappone, in cui l’incidenza di un tipo di epatite, quella causata da HCV, ha un’incidenza particolarmente alta. Si pensa che vi siano circa 90 000 persone malate nella regione, ma la stima è sicuramente al ribasso, non essendovi dati certi. L’incertezza sui numeri costituisce un problema molto grave, se si pensa che le epatiti virali causano più morti anche di una patologia molto temuta come l’AIDS. Nonostante la Campania sia tra le regioni più virtuose per quanto riguarda la distribuzione delle terapie ai malati di epatite C, tra tutti coloro che sono eleggibili per il trattamento, nemmeno il 20% di questi ha ricevuto l’accesso alle nuove terapie antivirali. A tutto ciò si aggiunge il costo elevato per la cura di questa patologia, che è dell’ordine delle decine di migliaia di euro al mese, e l’inesistenza di un vaccino efficace, anche se alcuni vaccini anti-HCV sono al vaglio di alcune ricerche.