“I Vini di Indovino”: Il sommelier recensisce il classico bianco marchigiano

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Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva DOC, Villa Bucci, 2007 (Magnum)

Ci troviamo nella valle del fiume Misa, a Pongelli.
È qui che nel 1933 la famiglia Bucci si stabilizza acquistando dei terreni dal Duca di Montevecchio. Viticoltori da sempre, decidono ovviamente di perpetuare la loro tradizione edificando una cantina su due livelli (di cui uno sotterraneo) ad Ostra Vetere. La svolta nell’attività vitivinicola avviene però 40 anni più tardi.
A fine anni ’70 Ampelio Bucci, consulente in marketing nel mondo della moda, nonchè grande appassionato di vini francesi, decise di allontanare la sua attenzione dagli ambienti mondani Milanesi per realizzare nella sua tenuta marchigiana il sogno di produrre un vino simbolo, di nicchia, che incarnasse per eleganza ed unicità nel calice quelli che erano i vini transalpini che tanto gli piacevano.
Erano anni in cui le “varietà internazionali” spopolavano in tutto il territorio nazionale, ma la scelta cadde sull’autoctono Verdicchio: proprio per uscire fuori dal coro e perchè meglio si adattava al contesto pedo-climatico di quelle colline.
Una visione che necessitava di una figura tecnica altrettanto visionaria nel suo approccio. Fu così che le strade di Ampelio e dell’enologo altoadesino Giorgio Grai si incrociarono in un matrimonio che prosegue tutt’oggi.
La peculiarità di queste vigne di Verdicchio risiede nella matrice argilloso-calcarea del suolo. L’argilla è fondamentale perchè in questa zona dal clima siccitoso nei mesi estivi riesce a sopperire la scarsa piovosità con la sua funzione meccanica. La forte presenza di calcare attivo, e di calcio quindi, regola tutti i processi biochimici del suolo, concorrendo alla diretta assimilazione e sintesi di acidi fissi nelle uve. L’unico effetto negativo del calcare è la rifrazione dei caldi raggi solari sulle uve: inconveniente risolto con un sesto d’impianto di moderna concezione, a spalliera, non molto fitto e con una potatura a guyot più in alto del solito per mantenere una maggiore distanza dal suolo.
Una cura maniacale del vigneto ed una produzione fortemente contenuta entro i 60 q/ha completano il quadro di tutto ciò che avviene al di fuori delle mura della cantina.
Le uve, rigorosamente raccolte e selezionate a mano, vengono vinificate in acciaio, come allora nella cantina storica. La Riserva passa nelle vecchie botti di rovere di slavonia (da 50/75 hl) di 80 anni fa, col solo scopo di regalare ai vini una lenta micro-ossigenazione ed una lunga maturazione (di un anno e mezzo) in cui possono sviluppare tutte le loro peculiarità. All’epoca delle prime sperimentazioni a Pongelli girava la voce che ci fossero due matti che volevano invecchiare il Verdicchio: proprio così, due matti che ci hanno creduto ed hanno fatto la storia di questo vitigno!
Negli anni si è arrivati poi alla consapevolezza che un grande vino potesse nascere da una opportuna cuvèe dei vini delle diverse vigne, che pertanto vengono vinificate separatamente e poi assemblate: le migliori espressioni dei vigneti più vecchi (40 e 50 anni) concorrono alla realizzazione della Riserva.
La quadratura del cerchio la si raggiunge infine con un ulteriore affinamento in bottiglia di almeno un anno per le etichette più prestigiose.
Quest’oggi sono qui a parlare proprio della Riserva del Verdicchio,
un Magnum targato 2007.
Nel calice si presenta con una luminosa e consistente veste paglierina dai bagliori dorati. Al naso sprigiona profumi di pesca gialla matura e caramella al limone, di mimosa e fieno, di miele e gesso,completati da una nota di fondo di eucalipto ed erbe aromatiche. Il sorso è d’impatto, caldo ed avvolgente, equilibrato e sorretto da una buona spalla acida e sapida, ed impreziosito da una lunga e coerente chiusura di bocca.
Ho avuto modo di apprezzare al meglio questo Verdicchio ad una temperatura che idealmente si aggira intorno ai 12°C, in un calice piuttosto ampio, dopo averlo stappato con un’oretta di anticipo.
Personalmente ritengo che possa essere il compagno ideale di un filetto di Dentice con pizzaiola di Datterini Gialli e salsa di Peperoncini Verdi.
Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina