“I Vini di Indovino”: Il sommelier recensisce la Ribolla che alimenta l’anima

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vigneti San Floriano, foto di Luigi Vitale

Venezia Giulia Ribolla Gialla IGT, Damijan Podversic, 2011
Ci troviamo nel Collio Goriziano, a San Floriano del Collio: una piccola cittadina di meno di 800 abitanti. È qui che nel 1953 le vicissitudini della famiglia Podversic portano ad una svolta che diventerà poi significativa. In quell’anno il papà di Damijan, Franz, torna dal militare col sogno di dedicarsi alla sua più grande passione, la terra ed il vino, ma i genitori gli lasciano in eredità l’osteria di famiglia mentre i fondi di proprietà per assurdo vengono ereditati dai fratelli che non nutrivano il suo stesso interesse. Coi risparmi del lavoro da oste, nel 1972, riesce a comprare 2ha di vigna con lo scopo di produrre vino da proporre nella sua osteria. In quegli anni Damijan, appena ragazzino, inizia ad innamorarsi della viticoltura seguendo i lavori in vigna ed in cantina del nonno, dello zio e del papà, ovviamente. Qualche anno più tardi, nel 1984, in seguito ad una discussione in tavola tra il nonno (Gildo) ed il padre sull’approccio inconvenzionale di un vignaiolo del collio, Damijan resta profondamente colpito dalla strenua difesa di papà Franz (per lui mentore di vita) e da una frase divenuta per lui emblematica: questa persona ha ragione, per andare avanti nel mondo del vino bisogna tornare indietro (*)! Inizia così un percorso di avvicinamento di Damijan, che lo porterà a diventare allievo di questo personaggio “anticonformista”: Josko Gravner.
15 anni più di lui, e già sufficientemente navigato in vigna ed in cantina, Josko trasmette a Damijan quelle che sono le sue esperienze dirette ed il sogno racchiuso nel suo cassetto: fare un grande vino da una grande terra!
Sulla base di questa esperienza, a dir poco significativa, Damijan, poco più che 20 enne ed al ritorno dal militare (nel 1987), decide di iscrivere la sua Azienda Agricola e di iniziare a produrre ed imbottigliare vino dalla vigna di famiglia. Nel momento in cui Franz capisce di aver perso il ruolo di maestro per il figlio gli vieta l’uso della cantina, seppur in affitto, senza dare motivazione alcuna: una rottura causata dalla gelosia per un sogno mai realizzato.
Avendo quindi trovato chiusa la “porta di casa”, accadde che Damijan bussò quella di uno sconosciuto, Luciano Reghenaz, che lo guardò dritto negli occhi e gli disse: ragazzo questi sono i cavi, buona fortuna! Da allora sono passate ormai 17 vendemmie, e si continua a vinificare sempre lì. Nonostante si verifichino episodi negativi come questo, la vita riserva sempre un pò di fortuna, e Damijan ha avuto quella di sposare una donna che condivide i suoi stessi sogni e che non gli ha mai remato contro nei momenti difficili, ma nutre la stessa speranza di costruire una cantina propria nel bel mezzo delle vigne.
Il più grande insegnamento che Josko Gravner gli avesse mai potuto trasmettere è stato quello di non accettaremai compromessi: come non dargli credito, perchè non credere al secondo uomo della sua vita a pronunciargli la frase che ha dato la svolta decisiva al suo percorso (*)?  Si sa che nella vita ci si ispira e si apprende da chi ne sa qualcosa in più, ma che si arriva poi ad una propria linea di pensiero.
Di seguito riporto alcune frasi di Damijan che credo riassumino al meglio quello che è divenuta con gli anni la sua idea sul mondo del vino.

D.P. “Il vino è alimento dell’anima, e nessuna bevanda è più spirituale di esso”.
D.P. “Ci si concede ad un vino solo se è un grande vino, quindi, un vignaiolo è obbligato a portare nel bicchiere 3 elementi fondamentali: croccantezza del frutto, la mineralità di un territorio ed il ritmo dell’annata”.
D.P. “Per fare un grande vino deve maturare il seme, che matura con ritmi differenti, secondo annate differenti”.
D.P. “Il vino in natura non esiste, perchè l’acino serve a proteggere il seme nella caduta a terra, da cui nascerà poi una nuova pianta: questo è il percorso naturale dell’uva. Servono due cose tecniche per fare il vino: senza la vendemmia e senza la pigiatura non c’è vino”.
D.P. “Nessuna tecnica può migliorare ciò che da la natura, ma bensì, può solo cambiarlo”.
D.P. “La ricetta è la stessa da 8000 anni, ovvero, una grande terra ed un grande vitigno insieme alla cosa più difficila da avere in questo mestiere: un grande seme”.
D.P. “Nel momento in cui si ha un seme maturo, si ha un’uva matura, e si ha l’obbligo di preservare il lavoro di 364 giorni che si finalizza nel 365°, quello della vendemmia, per il quale si è lavorato duramente un anno intero”.
Da anni sono stati abbandonati i dati analitici per calcolare il momento giusto per la vendemmia: Damijan e la sua spalla destra, Natale Fabretto (45 vendemmie all’attivo), entrano in vigna da due zone opposte per poi incontrarsi alla fine e scambiarsi le reciproche opinioni. Si concentrano su due fattori per loro fondamentali, due elementi chiave nell’uva: la buccia, per valutarne la maturazione aromatica, ed il seme, per la maturazione dei tannini e la loro dolcezza.
D.P. “Natale ha le chiavi della cantina, va da solo ad assaggiare i vini per evitare che io possa essere accecato dei miei prodotti e giudicarli buoni solo perchè miei”.
Confronto, dialogo, rispetto dei ritmi della natura! La sintesi dell’operato di Damijan.
Veniamo a questa Ribolla Gialla targata 2011, un’etichetta di cui solitamente vengono prodotte circa 7000 bottiglie l’anno. Frutto della vinificazione di Ribolla Gialla in purezza dal vigneto sul Monte Calvario, allevata a Guyot e palmetta speronata sul tipico suolo marnoso-sassoso (detto ponka), e con rese bassissime che sfiorano i 40 q/ha. Il protocollo di vinificazione di Damijan prevede che la fermentazione avvenga in tini troncoconici di rovere, con una macerazione pellicolare che si protrae per un periodo compreso tra i 60 ed i 90 gg. Al termine della stessa il vino resta a maturare in botti di 20/30hl per 23 mesi, ed in seguito viene imbottigliato senza filtrazioni.
Nel calice si presenta con un’opalescente veste dalla tonalità aranciata ed una grandissima concentrazione sia cromatica che estrattiva. Al naso il primo incipit è balsamico ed etereo, speziato di pepe bianco, fruttato di albicocche secche ed arance candite, di tè alla pesca, di caramella al mou e di millefiori: il tutto su uno sfondo salmastro. Il sorso mette in riga per la sferzata fresco-sapida ed una percettibile astringenza che riequilibrano il primo impatto calorico e carezzevole, ed accompagnano in un allungo impreziosito dai richiami soprattutto fruttati, salmastri ed eterei.
Ho avuto modo di apprezzare questa Ribolla Gialla in un ampio calice, servito ad una temperatura che dovrebbe aggirarsi idealmente tra i 14 ed i 15°C. Personalmente ritengo che possa essere la compagna ideale di una Zuppa di Zucca e Patate.                                                                               Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina