“Giovani imprenditori crescono”: “Anastasia Wax”, nei suoi turbanti una passione per l’Africa

Pubblicità

Anastasia Sbarra, 22 anni, di Napoli, produce turbanti e fasce per capelli a mano. Una linea sua, una linea diversa ed un’idea apprezzata dalle giovani donne, Anastasia crea fantastici copricapo con tessuti principalmente provenienti dall’Africa.
1) “Anastasia Wax” è il nome del tuo marchio, sembra un nomignolo di battaglia, come nasce?
“Wax” significa cera ed è la particolarità del mio prodotto. Le mie fasce ed i miei turbanti sono realizzati interamente a mano con l’utilizzo di stoffe africane provenienti dal Senegal. La ricerca dei giusti fornitori di tessuti Wax è stata senza alcun dubbio la difficoltà più grande. Dopo alcuni “buchi nell’acqua” sono riuscita a trovare due diversi produttori che mi forniscono il vero cotone africano, il tessuto è lavorato a cera con disegni molto particolari e con colori da togliere il fiato!
2) Un prodotto molto singolare, turbanti, da dove nasce l’idea?
Un viaggio in Africa mi ha fatto conoscere la cultura del popolo africano e la bellezza di questi tessuti, la particolarità del copricapo che indossano le donne africane, le cosiddette “headwrap”. Ho pensato di creare una versione rivisitata di questi turbanti, diciamo “italianizzata”. Ho iniziato la ricerca dei miei fornitori direttamente in Africa e poi mi sono dedicata alla progettazione del turbante. Dopo diversi tentativi ho creato i miei primi tre modelli!
3)La passione per la moda, recente o sin da bambina?
Il mio progetto è nato ed ispirato dall’amore immenso per la mia famiglia: mio padre mi ha trasmesso l’ambizione e lo spirito imprenditoriale e mia nonna mi ha insegnato a cucire, valorizzando la bellezza dei tessuti poveri. Quindi direi proprio di sì! Fin da bambina sono cresciuta con questa passione.
4) Quando hai cominciato e chi ti ha sostenuto?
Un pomeriggio di qualche anno fa, dopo aver acquistato un tessuto africano da una ragazza senegalese, ho cominciato a progettare la mia prima fascia. Non è stato facile: circa una cinquantina di modelli diversi ho prodotto come prove prima di giungere al prodotto finale che oggi propongo sul web. Le mie amiche mi hanno supportato, ho cominciato a diffondere le mie fasce proponendole innanzitutto a loro. L’entusiasmo da loro mostratomi mi ha dato la spinta per intraprendere la vendita su Instagram e anche ad alcuni punti vendita italiani ed europei. Il sostegno maggiore viene da mia madre che oltre a spronarmi continuamente per dare di più, mi ha aiutato anche economicamente.
5) Oggi come organizzi il tuo lavoro, dalla produzione al contatto con la clientela?
Le clienti mi contattano su Instagram o su Facebook, tramite conoscenza generalmente, scelgono la stoffa che preferiscono e produco a mano il copricapo. Dopodiché ricevo il pagamento e spedisco. Faccio tutto con il mio smartphone. Quando le clienti sono in zona, preferiscono incontrarmi per concordare tutto personalmente e da vicino.
6) Svolgi degli studi attinenti al campo in cui stai lavorando?
No, studio per diventare psicoterapeuta perché sono laureata in scienze e tecniche psicologiche. Coltivo la passione per la moda e il lavoro sartoriale, che come ho già detto, mi è stato trasmesso da mia nonna.
7) Quando hai capito che potevi farcela?
Il riscontro positivo sui social è stato per me davvero importante. Per quanto sia contraria agli acquisti online che non consentono di toccare con mano e provare il prodotto, devo dire che questo tipo di commercio cresce sempre di più. I social network sono una grande forma di pubblicità. Ho creato una bella clientela grazie alle foto postate in rete. Sono proprio le clienti che, talvolta, mi spronano a fare di più e a realizzare altri capi di abbigliamento, molte di loro mi chiedono di realizzare borse e gonne con le stoffe africane.