I Vini di Indovino: il sommelier recensisce l’Aglianico di Montemarano vinificato sull’Etna

Pubblicità

Vino Rosso, Ognostro, Marco Tinessa, 2012
Raccontare la storia di Marco Tinessa e del suo vino “Ognostro” non’è cosa facile se non si comprende la logica che c’è a monte. Lui è di origini beneventane, un broker di professione ed un sommelier per passione. Ecco, la parola chiave che dà un nesso a tutto è la passione: quella che a poco più di 20 anni lo spingeva a girare per le cantine più importanti d’Italia e non solo, quella con cui, nel 1999, ha convinto un contadino di Montemarano, riuscendo e mettere le mani su pochi filari di vecchie viti di Aglianico. Grazie alle origini siciliane della mogie conosce Frank Cornelissen, con cui condivide l’idea di produrre dei vini purmente artiglianali, con cui nel 2007 vinifica sull’Etna la prima annata di Ognostro: alla ricerca della pura espressione di un uva e del territorio. Solo 600 bottiglie prodotte, frutto di bassissime rese in vigna, di fermentazioni spontanee, cui seguono 7 mesi di macerazione, 3 anni in anfora ed 1 anno di bottiglia, e pochissima solforosa aggiunta. Adesso con consapevolezza effettua macerazioni più brevi, è passato dalle anfore alla vetroresina ed al cemento, lavora in bio su qualche filare in più, produce 2000 bottiglie e sogna un secondo vino (beneventano) ed un’azienda agricola tutta sua! La 2012 è evoluta nel colore, comunque vivido, denso per estratto più che per concentrazione cromatica. Al naso inizialmente emergono profumi di terra, ginepro e caffè macinato, con richiami di ciliegie nere sotto spirito, alloro, cera ed una nota ematica di fondo. Il sorso è d’impatto, morbido ed avvolgente in prima istanza, poi la grande freschezza sovverte il quadro facendo il gioco di un tannino fitto e vigoroso, ma comunque lenitiva ed in simbiosi con una piacevole percezione sapida. Lunga, coerente e gratificante la chiusura di bocca, in cui si ripropongono principalmente i tratti aromatici scuri e vegetali. Un rosso di carattere e capace di evolvere ulteriormente, da bere in un calice piuttosto ampio, a 16°C, con uno Stinco di Maiale al forno.    RUBRICA A CURA DI ANTONIO INDOVINO , Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia, Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina