Scuola “a distanza”: tutto ciò che serve per restare ancorati alla normalità

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In corsa per la creazione di una nuova forma di costruzione del sapere. E’ questa la maratona che stanno affrontando in questo momento storico gli insegnanti di tutta Italia.

Il lockdown governativo ha, infatti, investito le scuole di ogni ordine e grado, spingendo docenti ed alunni ad abituarsi a comunicare, spiegare, studiare e collaborare a distanza. Tutto questo è didattica online, comunemente indicata quale DAD ovvero Didattica a Distanza, che sta occupando le case della maggioranza delle famiglie italiane, offrendo a bambini, adolescenti e giovani studenti universitari la possibilità di continuare la formazione scolastica.

Complice la tecnologia “galoppante”: tablet, pc e smartphone di ogni tipologia ricordano, al mattino, che le lezioni stanno per cominciare. I loro suoni, dunque, hanno sostituito quello delle campanelle. Tanto è l’impegno per portare a termine un anno scolastico complesso, interrotto improvvisamente, calcato dalle incertezze del susseguirsi delle disposizioni governative.

La didattica a distanza si presenta,dunque, come un passo in avanti nella prospettiva di formazione ma sicuramente come uno indietro da un punto di vista socio educativo.

“Gli studenti patiscono per le  abitudini di vita ormai stravolte dal Covid 19  e soffrono per l’assenza di una  dimensione interpersonale, relazionale e comunitaria del gruppo classe”, ha affermato Maria Elena Laus, ricercatrice sugli ambiti di interazione e integrazione tra le scienze umane e le tecnologie avanzate (profilo pedagogico) presso l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, nonché docente di scuola primaria del IV Circolo Didattico “Carolina Senatore” di Scafati, “Gli insegnanti devono sempre far sentire, anche da remoto, la loro presenza di indirizzo e la loro solidarietà a chi, in età di sviluppo, non può essere privato di guida o di orientamento. Naturalmente, nel caso di bambini piccoli, lo svolgimento dell’azione didattica non può che essere agile e ricco di materiale multimediale, quasi a voler sostituire la voce vicina, il calore del rapporto interattivo e il sorriso di incoraggiamento, come sempre avviene nelle aule della nostra scuola, così come in quelle di altre”, ha sostenuto l’esperta.

( Maria Elena Laus)

“Come è solito ripetere spesso il professore Vincenzo Sarracino, noto pedagogista napoletano: ” <<L’insegnamento, se ricco di impegno e di affettività riesce sempre a “marcare il segno”, sia attraverso una lezione in presenza, sia attraverso altre modalità come nel caso delle tecnologie>>. L’esperto vuol affermare dunque che l’insegnamento riesce sempre a lasciare << quell’impronta specifica che è propria di ogni docente,  che ama la vita … la scienza e la cultura. Un docente che si spende, perché i giovani che vengono a lui affidati diventino elementi forti di trasformazione di se stessi e dei loro coetanei, diventino agenti della trasformazione e del cambiamento>>“, ha concluso la Laus.

 

“Credo che gli studenti siano assolutamente bisognosi di relazione, di attivare e recuperare punti di riferimento che hanno perso”, ha spiegato Enrico Ariemma, docente di materie umanistiche presso l’Università degli Studi di Salerno, “Nonostante i miei studenti siano considerati adulti, in verità è forte la reazione emotiva conseguenziale a questa chiusura. Spesso mi viene chiesto “Ce la faremo prof?”. E’ segno della necessità di confrontarsi.  Allo stesso tempo vi è stato uno slancio verso il sapere.  Ho avvertito il bisogno di fare lezione, mi sono stati chiesti anche incontri di laboratorio per approfondire alcune tematiche”, ha chiosato il professore.

 

(Enrico Ariemma)

Secondo l’accademico, dunque, qualsiasi relazione con il docente viene percepita come un modo per restare nella “normalità”, per mantenere quei contatti che rischiano di scivolare via.

“Tuttavia non mi esprimerei sui vantaggi della didattica online, in quanto il momento storico non offre scelta. Questo dramma che stiamo vivendo, che deve essere percepito e considerato tale, ci sta offrendo opportunità che vanno colte: continuare a formare sfruttando contenuti concreti e relazioni a distanza“, ha concluso l’umanista.

“La didattica a distanza si presenta particolarmente complessa nelle prime classi della scuola primaria”, ha affermato la docente Anna Natale, insegnante di lingua italiana, arte, storia e musica del IV Circolo Didattico “Carolina” Senatore di Scafati, “I bambini della prima elementare devono imparare ad impugnare le penne, scrivere le singole lettere dell’alfabeto, hanno bisogno del supporto continuo dei docenti perché hanno da poco terminato l’asilo. Inoltre, molti sono a casa senza genitori, fuori per ragioni di lavoro. Al mattino quando avviamo le lezioni o assegniamo i compiti, non tutti riescono a seguirci perché non hanno a disposizione gli strumenti elettronici per farlo. Smartphone e tablet appartengono, generalmente, ai più grandi”, ha concluso la docente.