Torna in scena a Portici “Kalifoo Ground”, la docu-danza di Skaramacay che ricorda la strage dei ghanesi a Castelvolturno

Pubblicità

Sabato 12 e domenica 13 febbraio, al Teatro Don Peppe Diana di Portici (in viale Tiziano, 15), Skaramacay ritorna con in scena con Kalifoo Ground, una docu-danza scritta e diretta da Erminia Sticchi, basata su fatti e documentazioni reali che racconta lo sgomento, la frustrazione, la rabbia di popoli che fuggono dal purgatorio della propria terra per ritrovarsi nell’inferno dell’ignoranza di chi giudica un uomo dal colore della pelle. In ventisei sul palco tra danzatori, attori, cantanti e musicisti per raccontare il dramma dei migranti, la discriminazione, la strage e il sangue innocente. Spettacoli sabato 12 febbraio ore 21:00, domenica 13 febbraio ore 18:00. Quattordici anni fa, sei ragazzi ghanesi furono trucidati a Castelvolturno dai sicari del clan dei casalesi con l’unica colpa di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Non erano importanti i loro nomi, furono uccisi perché erano neri e bisognava dare una lezione agli spacciatori nigeriani. I sei ragazzi erano ghanesi e con lo spaccio non avevano nulla a che fare. A quattordici anni dalla strage, Kalifoo Ground, l’opera che racconta quella strage, è ancora attuale. “La fine di un incubo, lo sbarco, l’inizio di un calvario e l’utopia di una vita migliore – sottolinea Erminia Sticchi – si spegne nelle gabbie del C.I.E., i Centri di Identificazione ed Espulsione dove, come animali, anime migranti aspettano che si compia il loro destino. Quelli che riescono a vivere si troveranno a fare i conti con la scelta tra una vita legale fatta di stenti ed abusi, dove la dignità è un lusso da conquistare, oppure una via più semplice ma imbrattata di violenza, sangue e dolore. Una crisi interiore che spinge alla protesta di chi non vuole piegarsi al proprio destino, di chi non vuole piegarsi al Padrone Bianco, allo spacciatore, al camorrista”. “Ma su tutto – conclude la coreografa – c’è la violenza di chi vede gli immigrati gente da sfruttare. Anche la camorra ragiona così e non esita ad usare le armi per assoggettare una comunità e con la strage spezza delle vite qualunque, anche di persone che non c’entravano nulla. A premere il grilletto la gente che vede gli immigrati tutti  uguali. Tutti neri senza volto”.