Sull’ospedale unico per la penisola sorrentina interviene anche Tonino Scala di Sinistra Italiana

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«La vicenda dell’Ospedale Unico di Sant’Agnello accende ancora una volta i riflettori sulla questione dell’etica nella e della politica. Il dibattito acceso delle ultime settimane è solo la punta dell’iceberg ed evidenzia, direi finalmente, criticità decennali della sanità peninsulare e stabiese.

il coordinatore regionale di Sinistra Italiana Tonino Scala

Criticità su cui oggi è la stessa “voce di popolo” a chiedere chiarezza, aiuto e trasparenza. Le legittime aspettative della popolazione non possono essere disattese. E non è corretto mortificare un’Amministrazione democraticamente eletta anche sulla base delle criticità espresse proprio sulla realizzazione dell’Ospedale Unico e facilmente riscontrabili.  Questa vicenda non è un capriccio di dialettica o di protagonismo, ma una vera e propria battaglia. Se il confronto sul tema è esploso in maniera così deflagrante nell’opinione pubblica, è sintomo di una problematica generale che per troppo tempo non è stata considerata in modo adeguato. Raccontare che la soluzione sia la struttura immaginata al posto dell’attuale Distretto significa illudere. Una struttura, peraltro, che verrebbe demolita senza sapere dove ricollocare i servizi essenziali che il Distretto eroga, senza certezza di tempi e senza valutazioni circostanziali in quanto a traffico, vivibilità, sicurezza idrogeologica. Significa far finta di non vedere a che livello sia la sanità del nostro territorio, quanti medici mancano, quante menti preferiscono studiare e lavorare altrove, quanti reparti sono malfunzionanti, quanto disagio devono subire i pazienti. Come spiegato nel documento pubblico del Tribunale del Malato, “con la salute non si scherza. Nel frattempo gli ammalati vanno a morire lontano da qui” perché non siamo in grado, al di là delle strutture, di offrire strumenti e servizi adeguati. La Regione si assuma la responsabilità di fornire soluzioni reali agli amministratori locali. Non medaglie da esibire o promesse di fondi e poltrone in Regione. Se vogliamo davvero cambiare in meglio i territori, dobbiamo guardare in faccia la realtà ed essere lungimiranti, concreti e onesti».