L’Epifania tutte le feste si porta via. Storia della Befana tra leggenda, religione, tradizione e gastronomia

Pubblicità

L’Epifania tutte le feste si porta via. Il detto ci ricorda che con questa giornata si chiude il lungo periodo delle feste natalizie. Ma per oggi c’è ancora tempo per pensare che la vecchia befana ha viaggiato tutta la notte, sulle ali della fantasia, per raggiungere i bambini che hanno ricevuto dolciumi e giocattoli, sempre che si siano comportati bene. Altrimenti carbone nero. Anche il piccolo Gesù ebbe la sua epifania, che significa rivelazione. I re Magi resero omaggio al figlio di Dio con incenso, oro e mirra. Ci fù scambio di doni come avviene ancora nel terzo millennio. E’ così che tra religione, mito e tradizione popolare la rivelazione è diventata sorpresa e felicità per gli occhi sgranati dei bambini che la mattina del 6 gennaio trovano le tanto attese calze piene di caramelle, cioccolate, merendine, barrette e avveniristici bon bon, appese al lettino. Un tempo le calze (che erano semplicemente dei veri calzini) si trovavano appese ai camini, dove la befana era costretta a scendere per raggiungere anche le case dei più poveri e lasciare qualche fico secco, confetti ricci, noci, nocciole e rudimentali caramelle di zucchero. Oggi il benessere diffuso permette di accontentare tutti con i tanti dolciumi che le industrie alimentari producono e che vanno a finire nelle colorate e infinite calze, diventate un oggetto di culto, che riproducono i tanti personaggi del fantasioso mondo dei cartoni animati. Comunque è soprattutto in Italia che esiste una forte tradizione, sia come giornata dedicata ai bambini che come festa popolare con i suoi riti ed i suoi particolari dolci. Infatti in alcune regioni esistono veri e propri eventi legati alle tradizioni contadine che fanno ancora oggi rivivere antiche usanze ed alcuni originali dolci. In Piemonte il dolce tipico di questo giorno è la focaccia della Befana, un dolce a lunga lievitazione. Per tradizione, all’interno dell’impasto viene inserita una moneta (accuratamente lavata prima di essere inserita) in segno di portafortuna per la persona che la troverà. Mentre in Toscana troviamo i befanini, dei biscottini di pasta frolla coloratissimi aromatizzati al rum tipici della Festa della Befana. La loro forma richiama simbolicamente gli elementi tipici del Natale: dall’omino alla calza, dal cappellino alla stellina. In Veneto, invece, c’è la Pinsa de la marantega, Infatti a Venezia “marantega” significa proprio Befana. E’ forse il dolce con la storia più interessante. Infatti tradizionalmente i contadini veneti la riponevano, ricoperta dalle foglie di cavolo, sotto i carboni ardenti dei falò che si preparavano per festeggiare l’Epifania e l’inizio dell’anno nuovo. Si tratta di un pane dolce poco lievitato con farina bianca e gialla, uvetta, grappa, fichi secchi, pinoli e arancia candita. In Campania, viceversa, si continua con la scorpacciata dei dolci delle feste legate al Natale. Ma in alcune zone in questo giorno compaiono le prime chiacchiere di Carnevale e le prime pastiere, come ad annunciare la fine del periodo natalizio e l’inizio di quello carnevalesco e poi  pasquale.