Dopo un viaggio lungo e complesso, esce per Edizioni dell’Ippogrifo il libro-testimonianza “La pizza napoletana dalle origini ai nostri giorni” di Giustino Catalano. L’opera, frutto di due anni di meticolose ricerche, interviste dirette e intenso lavoro d’archivio, rappresenta un vero e proprio “romanzo popolare” di Napoli, una raccolta di storie di vita che hanno plasmato il fenomeno pizza, “partendo dalla necessità di portare a casa il pane”. Il manoscritto, rimasto nel “cassetto” a causa di vicende personali legate al periodo del Covid-19, vede la luce grazie al supporto di Franco Ciociano e il team di Edizioni dell’Ippogrifo e alla prefazione di Antonio Scuteri, Caporedattore de «Il Gusto» di La Repubblica. L’autore, Giustino Catalano, originario del quartiere Sanità, cresciuto ai Miracoli, è un militante della prima ora di Slow Food, esperto gastronomico televisivo, giornalista per testate autorevoli come «Il Mattino» e le Guide «Identità Golose» e “Touring Club Italiano”, nonchè fondatore e direttore della testata «Di Testa e Di Gola». “Non so dire se sia davvero un bellissimo libro, ma so per certo che dentro c’è un pezzo della storia della pizza e l’intreccio di mille vite e tra queste anche la mia. È un racconto personale di come ho visto la pizza dai quattro anni di vita ad oggi.” – Giustino Catalano, autore.
Il percorso della pizza: dalla strada alla tavola elegante Il libro di Giustino Catalano è molto più di un semplice saggio storico; è un viaggio intimo e sociale che guida il lettore attraverso i sapori, i volti e le storie che hanno scolpito l’identità della pizza napoletana, dal dopoguerra fino ai nostri giorni. L’autore ci prende per mano e ci conduce nei vicoli di Napoli, partendo dalle suggestioni e dalle figure che hanno affascinato il suo immaginario di bambino. È un’immersione totale nell’evoluzione di un’arte popolare: dalla pizza “a portafoglio” consumata frettolosamente in strada, simbolo della resilienza e dell’urgenza di “portare a casa il pane”, fino alla sua consacrazione nelle sale eleganti, servita dignitosamente nel piatto. Il racconto prende vita attraverso le Icone e le Origini. Si parte dalla figura carismatica di un giovane Antonio Starita, ponte tra la tradizione e il futuro. Si ripercorrono gli anni in cui la pizza iniziava a farsi leggenda, toccando luoghi sacri come l’Antica Pizzeria Di Matteo, con l’aneddoto ormai storico legato al Presidente Bill Clinton, e la nascita di nuove realtà come la Pizzeria del Popolo di Gianni Breglia, un tempo ragazzo factotum. Non mancano i ricordi giovanili legati al Trianon, un luogo che ha segnato l’evoluzione verso il primo ristorante pizzeria elegante al Parco Margherita. Il cuore del libro batte nelle Storie di Famiglia e Dinastie. Catalano squarcia il velo sulle grandi saghe che hanno fatto la storia: dalla famiglia Lombardi, la cui eredità arriva fino alla prima pizzeria a carbone negli Stati Uniti, alla storia commovente di Michele Condurro, la cui necessità portò, come ci racconta Alessandro Condurro, alla creazione del menu di pizzeria più piccolo al mondo. L’autore dipinge un affresco di parentele e di mestieri, dai Maraucci ai Brancaccio (erede di Mariano “’o Semmola”), fino ai Capasso e Cafasso, discendenti da antichi friggitori. Un capitolo è dedicato alla Nascita del Mito della pizza. Si analizzano le radici storiche della prima Margherita, secondo i racconti del compianto Cav. Gaetano Esposito e di Enzo Esposito, e si chiariscono gli intrecci con la famiglia Porzio. Si torna indietro fino al 1738 e alla fondazione di Antica Pizzeria Port’Alba, discutendo l’eterno dibattito tra mozzarella di bufala e fior di latte. L’esplorazione ci porta nella Pizza di Strada e l’Innovazione dei quartieri. Scendiamo alla Pignasecca, tra Pizzeria & Trattoria al 22 e Pizzeria Da Attilio, luoghi dove la presenza femminile sul banco era una normalità. Ci spostiamo alla Sanità, tra i Fratelli Oliva e l’indimenticabile donna Concettina, e poi ai Tribunali per la pizza fritta di Zia Esterina e la leggenda dei suoi 17 figli di Sorbillo. L’autore rievoca con affetto i primi esperimenti di “fast food della pizza”, con le botteghe popolari come “Vac e pressa” e “Comm cazz coce” della famiglia Donzetti. Nelle Tendenze e Tradizione, Giustino Catalano analizza il ritorno glorioso della “rota ‘e carretta” e il successo del cuoppo dei fritti come emblemi di una “risurrezione della normalità”. Un cenno speciale viene riservato all’eleganza della pizza in “doppiopetto” del Ristorante Umberto di Massimo Di Porzio. Infine, il volume non si ferma ai confini del Vesuvio. Nella sezione La Pizza Oltre Napoli, l’autore guarda agli stili internazionali – dalla Tomato pie alla Grandma Pizza negli USA – e alla “Pizza degli altri” in Italia (Romana, Veneta e Focaccia). È un omaggio che cita doverosamente i maestri che hanno elevato l’arte oltre la tradizione, come Gabriele Bonci, Simone Padoan, Giancarlo Casa, Stefano Callegari, Pier Daniele Seu, Renato Bosco e molti altri, riconoscendo il loro contributo alla rivoluzione gastronomica. Unica nota malinconica: l’allarme per la scomparsa della “parlesia” e della storica “Quattro Stagioni”.
