I Vini di Indovino, Il sommelier recensisce il rosso del Vesuvio

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Lacryma Christi del Vesuvio Rosso DOC, Forgiato, Villa Dora, 2001

Nel 1997 la famiglia Ambrosio capitanata da papà Vincenzo, tutt’ora cuore pulsante dell’azienda, decise di dedicarsi con un’attenzione diversa alla viticoltura trasferendo i concetti alla base della loro produzione olivicola di qualità nella conduzione del vigneto di proprietà familiare.
Ci troviamo in località Terzigno, nel cuore del Parco Nazionale del Vesuvio, in un contesto unico sia dal punto di vista paesaggistico che per la morfologia del suolo. Dalle falde del Vesuvio, su un suolo vulcanico ricco di lapilli e ceneri, nonché di pietra lavica, le vigne (contigue agli uliveti) guardano verso sud il Golfo di Napoli dai loro terrazzamenti a circa 300 m di altitudine.
La volontà di eccellere e distinguersi nel trasmettere la forte identità territoriale, hanno spinto Mr Ambrosio nei primi anni duemila ad un cambio radicale in vigna e in cantina.
L’enologo Roberto Cipresso, colpito dall’unicità del contesto pedo-climatico e dalle vecchie viti a piede franco impiantate dopo l’ultima eruzione del 1944, ha guidato l’Azienda Villa Dora in una lunga e difficile scommessa: la vittoria è stata sancita dal successo dei prodotti che tutt’ora sono identificati come target di riferimento qualitativo nell’areale vesuviano.
La conversione è stata lunga e graduale, soprattutto in vigna. Sono serviti 3 anni di attente potature per convertire le “classiche” pergole vesuviane in un sesto d’impianto a “Guyot” (dalle rese nettamente più basse) ed intensificarne la densità intorno ai 4000 ceppi per ettaro.
Al contempo il progetto ambizioso ha richiesto un cambio nella conduzione del vigneto, che segue il regime biologico. L’attenzione per la vigna si è inevitabilmente riversata in cantina, dove nulla è stato lasciato al caso a partire dalla scelta delle attrezzature fino alle tecniche di vinificazione ed ai lunghi affinamenti in cantina prima dell’uscita sul mercato delle etichette di punta: mai prima di due anni dalla vendemmia! Ci son voluti ben 5 anni di attesa e sacrifici economici per raccogliere i primi frutti, nonché un grande sforzo di marketing e comunicazione: presentarsi con un annata diversa in etichetta, dei prezzi diversi dalla concorrenza di allora, e conquistarsi la fiducia del mercato sono stati un gradino difficile da superare. Oggi l’Azienda Villa Dora (la scelta del nome è una dedica di Vincenzo alla moglie) è ancor più solida di allora, forte della collaborazione di tutti i componenti della famiglia: Vincenzo, infatti, è affiancato e supportato dai figli Antonio, Giovanna e Francesca. L’attuale conduzione enologica è curata da Fabio Mecca, che si avvale del supporto di Lorenzo Ciampaglia per il lavoro in vigna: insieme hanno saputo raccogliere, e condurre nel migliore dei modi, un importante testimone.Punta di diamante delle produzione vinicola è dell’azienda è il Forgiato, primo vino prodotto nel 2001, frutto delle uve di quelle vecchie viti con una bassissima resa di 40 q/ha.
Si tratta di un blend di uve Piedirosso ed Aglianico, nelle rispettive percentuali di 80 e 20% circa, vinificate separatamente in acciaio e poi assemblate ed elevate per 18 mesi in tonneaux da 5hl di primo passaggio (dove viene svolta anche la fermentazione malolattica). L’etichettatura e la messa in commercio sono precedute da un’ulteriore affinamento in bottiglia per un periodo di almeno 8 mesi. Ci troviamo di fronte ad un vino dalla fitta veste granata, luminosa e composta nelle roteazioni del calice.
Notevole è l’impatto olfattivo, di grande finezza e stratificazione. Si percepiscono subito note scure di cenere e cacao, poi tabacco e liquirizia. Successivamente emergono note di amarena sciroppata, confettura di frutti di bosco e scorzetta d’arancia candita: il tutto accompagnato da richiami che ricordano il sottobosco.
Al sorso è ben bilanciato, morbido, ma sorretto da una buona freschezza, un tannino ancora vivido ed un piacevole accenno sapido. La chiusura è lunga e richiama le note di cenere e di confettura.
De apprezzare subito ed al contempo da conservare gelosamente in cantina per un futuro riassaggio: a voi la scelta!
Il Forgiato va degustato in un ampio calice ad una temperatura di 18/20°C. Andrebbe stappato almeno qualche ora prima e abbinato ad un piatto di grande personalità: Filetto di Maiale in crosta di Pane Saporito e salsa ai Frutti di Bosco per fare un esempio.
Rubrica a cura di: Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia, Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina