I vini di Indovino. Il sommelier recensisce il Ragis di Raito

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L’Azienda Agricola Le Vigne di Raito ha origine nei primi anni del duemila, periodo in cui la titolare, Patrizia Malanga,  si ritrova a gestire un terreno semi-abbandonato di circa 3 ettari a Raito (nel Comune di Vietri sul Mare)….piccola ed affascinante enclave della Costa d’Amalfi.
Fu un amore a prima vista e la Sig.ra Malanga si rimboccò le maniche ben volentieri, approfondendo anche le sue conoscenze storiche in merito. Anticamente era ben radicata “in loco” una viticoltura dedita alla produzione di vini di qualità come si evince dalla stessa etimologia latina del nome con cui era riconosciuta questa zona di Raito: San Vito ad Torcle(torculum=torchio).
Ecco il motivo per cui all’interno del suo podere, circondato dai boschi e ricco di vegetazione tipica della macchia mediterannea (mirti, allori, ulivi secolari e limoneti di sfusato amalfitano), Patrizia decise di impiantare ex novo un vigneto avvalendosi della consulenza prima di Fortunato Sebastiano, poi di Gennaro Reale (dal 2009 ad oggi).
Ci troviamo in piena D.O.C. Costa d’Amalfi, e la scelta (per la personale predilizione) cadde su vitigni autoctoni a bacca rossa riconosciuti per l’appunto dal Disciplinare di Produzione, quali Aglianico e Piedirosso.
I due vitigni sono allevati con un sesto d’impianto diverso, l’Aglianico a guyot (seguendo le più moderne tecniche), il Piedirosso invece a pergola (per necessità di avere tralci più lunghi in quanto le prime gemme sono improduttive), ma con la stessa densità di circa 3000 ceppi/ha.
E’ il  primo vigneto specializzato della zona, con l’obiettivo ambizioso di produrre un vino di qualità che esprimesse nel calice quel singolare contesto pedo-climatico.
Il forte identikit qualitativo è testimoniato e confermanto dal fatto che una annata climaticamente avversa comela 2014 non sarà commercializzata dall’Azienda!
I 2 ettari di vigneto sono dislocati su fazzoletti di terra strappati alla roccia nel corso degli anni, delimitati dalle cosiddette macere (termine con il quale localmente si è soliti indicare i muretti a secco).  L’esposizione è ottimale ed i vigneti (che guardano il Golfo di Salerno da un’altitudine compresa tra i 150 ed i 220 m s.l.m.) sono costantemente baciati dalla brezza marina ed affondano le radici in un sottosuolo dalla matrice calcarea di origine triassica risalente a 210 milini di anni fa.
Nel rispetto dell’ecosistema che circonda il vigneto l’Azienda produce in regime biologico certificato, con operazioni in vigna svolte solo ed unicamente a mano.
Dopo anni di duro lavoro finalmente nel 2007 viene vinificata, e succesivamente commercializzata, la prima annata dell’etichetta di punta, il Ragis, di cui vengono prodotte circa 4000 bt.
Ad essa dal 2011 si affianca il Vita Menia, un rosato dlle stesse uve in tiratura di 1000 bt. circa.
Precedentemente ho fatto riferimento alla D.O.C. Costa d’Amalfi e ci ritorno per una ulteriore ed importante info: a partire dall’ultima vendemmia i Vini di Patrizia potranno riportare la suddetta demonimazione in etichetta in quanto la vinificazione delle uve è avvenuta per la prima volta nella cantina adiacente ai vigneti (per le annate precedenti si appoggiava ad una cantina esterna).
Tanti piccoli traguardi, un grande succeso frutto di un unico messaggio: unicità, impegno e sacrificio.                                                                                                                                              Di seguito vi riporto le impressioni sul vino di punta dell’Azienda, il Ragis: tra le varie annate degustate in cantina ho prediletto la 2011 la cui espressione probabilmente ha incontrato, più delle altre, il mio gusto personale.                                                                                          E’ un blend di Aglianico e Piedirosso nelle percentuali di 80 e 20% circa, con rese intorno ai 60 q/ha, vinificati separatamente in acciaio dove fermentano e macerano con le bucce per 15 giorni a temperatura controllata.
Successivamente avviene l’assemblaggio e l’élevage per 12 mesi in botti di rovere francese da 5hl, cui segue un ulteriore affinamento di 12 mesi in bottiglia prima di uscire sul mercato.    Alla vista si presenta perfettamente integro, di buona consistenza e con una trama dalla luminosa veste rubina.
Sprigiona profumi di piccoli frutti rossi maturi, violette di campo, macchia mediterranea e leggeri accenni di tostato e spezie scure.
Il sorso è discretamente morbido, con l’alcol ben integrato. Da contraltare vanno ad equilibrare una buona freschezza, un tannino percettibile ma ben maturo ed una piacevole sapidità.
Buona la chiusura di bocca che richiama ed indugia con persistenza sui frutti rossi e le  note di macchia mediterranea.
In sintesi un vino armonico, dalla grande bevibilità e con ampi margini di evoluzione.            Ho avuto modo di apprezzare il Ragis in un calice abbastanza voluminoso e di media apertura, intorno ai 16/18°C.
Andrebbe stappato almeno mezz’ora ora prima di degustarlo o, quantomeno, travasato in una caraffa dalla forma affusolata per un servizio più rapido ed evitare al contempo un’areazione eccessiva.
Personalmente lo abbinerei ad un Sartù di Riso alla Napoletana.

Rubrica a cura di: Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia, Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina