Accattonaggio minorile, il fenomeno che guardi e passi

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Li vedi all’angolo delle strade, bambini esposti ad ogni tipo di condizioni atmosferiche: le auto, i pedoni passano e si contentano di essere “generosi” elargendo l’elemosina di turno per un pacchetto di fazzoletti. Oppure agli angoli dei marciapiedi o nelle stazioni (come a Napoli Garibaldi) siedono madri con i piccoli in grembo che quando va bene sono svegli, altrimenti sono “dormienti”, cioè sedati con droghe e protagonisti dello scambio di bambini utilizzati per fare scena (www.bufale.net). Tutti reati: lo sfruttamento di minore è disciplinato dal titolo XII del codice penale, capo III, art. 600 octies. Il pronto intervento che un cittadino può attuare è chiamare subito il numero istituzionale d’emergenza del Telefono Azzurro (http://www.azzurro.it/), il 114, costantemente in contatto con Carabinieri e Polizia (segnalare a uomini in divisa se già li si vede immediatamente e se non fanno spallucce).

Leggendo i Rapporti del Segretariato Generale dell’ONU presentati all’UNICEF e dall’OMS, la violenza sui minori è un fenomeno che accomuna tutti gli stati del mondo. A titolo d’esempio, negli ultimi anni sono più di 50 mila i minori uccisi ogni anno; oltre 200 mila hanno subito rapporti sessuali o comunque contatti fisici forzati; oltre 200 milioni sono lavoratori (anche in agricoltura, esposti ad ambienti nocivi e paghe misere); oltre 5 milioni impegnati in lavori forzati o imposti per estinguere il debito contratto con soggetti criminali al momento del viaggio di emigrazione, con l’introduzione in circuiti di pedofilia, furto e spaccio di stupefacenti, essendo soggetti privi di documenti di riconoscimento; circa 2 milioni sono vittime del giro della prostituzione e della pornografia; oltre 1 milione sono stati vittime del traffico di esseri umani e accattonaggio; un numero oscillante tra i 100 e i 140 milioni di ragazze hanno subito una mutilazione genitale; si aggiungono l’adozione illegale e il traffico di organi.

I piccoli sono forzati a vivere per strada in stato di malnutrizione, costantemente soggetti a percosse se non guadagnano quanto imposto o non ubbidiscono ai loro sfruttatori. In certi casi, poi, rimangono totalmente privi d’istruzione, salvo che non frequentino regolarmente la scuola e siano costretti a mendicare nel pomeriggio. Di fatto, sono ridotti in schiavitù. L’azione di repressione contro gli sfruttatori, poi, non sempre si rivela adeguata. I baby mendicanti vivono in un clima di omertà e di paura che rende difficile capire dove dormono, cosa mangiano, a chi sono affidati, quante ore vengono tenuti in strada, nonché provare i maltrattamenti che subiscono. Lo stesso inserimento dei minori in comunità, case di accoglienza e istituti minorili è reso difficoltoso dalla carenza di strutture e dall’ostilità delle famiglie di origine dei ragazzi, nonché di questi ultimi, restii ad adattarsi ad una vita regolata e organizzata, pronti ad allontanarsi dai luoghi di ricovero. Da un dossier di Save the Children del 2009 emerge anche la novità dei reati di sfruttamento via rete, le problematiche legate al rimpatrio (http://images.savethechildren.it/IT/f/img_pubblicazioni/img106_b.pdf).

A Napoli è attiva la cooperativa Dedalus (http://www.coopdedalus.it/) che si occupa attivamente di formazione e intervento riguardo a questi e altri temi relativi a marginalità sociali, sfruttamento e immigrazione e l’Unità operativa tutela minori ed emergenze sociali, la cui attività è documentata (http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2014/10-novembre-2014/minori-impiegati-l-accattonaggio-230512981138.shtml). A detta della responsabile dei Servizi sociali del Comune di Ottaviano, Giovanna Casalini, non ci sono servizi attivi in proposito nei paesi vesuviani, soprattutto perché non sarebbero presenti nella zona di Ottaviano gruppi di rom o altri stranieri, concentrati invece nell’area di San Giuseppe, Terzigno e altri comuni. Ha inoltre personalmente gestito un caso con esito felice di uno di questi bambini da una casa famiglia dato poi in adozione.