Sarno ricorda la storia del “sindaco gentile” Marcello Torre

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Proprio in occasione dell’analisi dell’Anac, autorità nazionale anticorruzione, presieduta da Raffaele Cantone, che ha promosso la provincia di Salerno, guidata da Giuseppe Canfora, come esempio di corretta gestione e trasparenza amministrativa, il Comune di Sarno e l’associazione Cantiere dell’Alternativa hanno voluto fortemente la presentazione nella casa comunale del libro di Marcello Ravveduto, “Il Sindaco Gentile”. Un libro che ricostruisce la vita di un nostro concittadino, Marcello Torre, sindaco di Pagani, assassinato dalla camorra cutoliana l’11 Dicembre 1980. “Una grande persona, un grande avvocato, dotato di grande umanità. Marcello si è immolato sull’altare di chi credeva fermamente che non bisognava rimanere statici a guardare, subendo gli eventi, ma che bisogna districarsi quotidianamente tra i grovigli degli interessi politici del territorio”. Così Gaetano Ferrentino, vicesindaco di Sarno, ha voluto salutare i presenti, portando anche i saluti del sindaco Canfora, assente per motivi familiari. Commossa invece la presidente del consiglio comunale, Maria Rosaria Aliberti, che con un breve intervento denuncia la mancanza di coraggio nello smascherare la camorra di cui si parla sempre meno, perché quest’ultima si insinua tra gli amministratori e “come tale mi sento in dovere di combattere quotidianamente il malaffare. Con piccoli gesti, con il rispetto delle regole, dobbiamo insegnare ai nostri familiari e a chi ci è vicino ad abituarsi al rispetto e al bello”. L’assessore alla cultura e alle politiche sociali, Vincenzo Salerno, invece, reputa la battaglia contro le mafie una battaglia culturale perché ancora oggi, raramente, etica e politica camminano a braccetto.  “Come Marcello Torre cha amava definirsi un uomo prestato alla politica, in quanto prima padre poi avvocato e solo alla fine politico, anche io mi rispecchio molto in tali parole, in quanto sono un professore prestato alla politica”. IstituzioniL’obiettivo del libro parimenti a quello dell’associazione Libera, presente ieri nella persona della coordinatrice provinciale Anna Garofalo, è quello di riportare in vita le storie delle 880 vittime (dati raccolti da Libera) di tutte le mafie, un appuntamento che porta verso il 21 Marzo, primo giorno di primavera, giorno di vita e di rinascita, che simbolicamente Don Luigi Ciotti ha scelto per la commemorazione di tutte le vittime. “Perché non bisogna più rimanere a guardare. Io ero una bambina quando mi hanno portato via papà e non è stato facile accettarne la mancanza, questo ha portato a chiudermi in me stessa, ma grazie all’amico Marcello (Ravveduto) e al suo libro posso dire di aver conosciuto tutte le sfumature di mio padre. Ho conosciuto il Marcello Torre uomo, avvocato e solo alla fine politico, posso essere presuntuosa nel dire, e mi perdonerete per questo, che con la sua morte l’intero territorio nazionale ha perso un momento di crescita. Perché pochi hanno avuto il coraggio di dire che in fondo la politica è un’appendice della mafia”. Una storia toccante e complessa allo stesso tempo quella di Marcello Torre che ha fatto faticare non poco lo scrittore Marcello Ravveduto. “Difficile è stato reperire i documenti, pubblici e privati” afferma, “Spero che il libro abbia lo stesso effetto, quello di far riflettere, su tutti i lettori. Marcello è morto perché era un ostacolo della comunità paganese, Pagani era il far west dell’Agro, vi era una grande presenza criminale, e Marcello era un uomo delle istituzioni”. La presentazione del libro è stato un momento per raccontare la storia e non la memoria perché la storia è giudizio. Marcello Ravveduto ha cercato di rendere fruibile a tutti la storia di un uomo forte ma allo stesso tempo fragile, che non disdegnò di piangere tra le braccia della moglie quando scoprì di essere stato tradito proprio da un caro amico, oppure quando durante la sera del 23 Novembre 1980, sera del devastante terremoto che colpì la Campania, senza essere a conoscenza dell’incolumità della moglie e della figlia, con grande forza di volontà e con grande senso istituzionale, si mise al servizio della sua cittadinanza, messa in ginocchio dal terremoto.