Ottaviano, intervista al consigliere Picariello: a tutto campo sull’amministrazione comunale e il territorio

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Felice Picariello, 33 anni, primo eletto nella lista Rinnovamento Ottavianese con 322 preferenze, una delle liste più forti a sostegno dell’attuale sindaco Luca Capasso, espressione di due consiglieri (Felice Picariello e Vincenzo Ranieri) e un assessore (Aniello Saviano). Di professione neuroriabilitatore,  una laurea in fisioterapia e riabilitazione alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli, un Master alla Sapienza di Roma e un perfezionamento al CIES di Marsiglia. E’ membro dello staff medico della Nazionale Italiana di Scherma e docente incaricato all’Università di Napoli Federico II. Alla sua prima esperienza amministrativa, ma sin dai tempi del ginnasio vicino alla politica. Si definisce un social democratico a forte impronta progressista e riformista. È membro della III Commissione Servizi Sanitari e Sociali e Vice Presidente della VII Commissione Garanzia e Controllo; nel 2014 è stato eletto nel direttivo regionale dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI).

Consigliere, per iniziare, può tracciare un bilancio di questa sua esperienza amministrativa? E ancora: perché nel 2013 scelse di candidarsi e sostenere la coalizione per Luca Capasso?

Una esperienza positiva che mi ha fatto crescere e a tratti scoprire una parte di me che manco conoscevo. Amministrare ti rende maturo, responsabile. Senti ogni giorno il peso della fiducia che ti è stata accordata e questo ti rende anche orgoglioso, soprattutto ti stimola a fare sempre meglio. Il consigliere comunale è davvero il primo front office tra cittadino e istituzioni, ciò rende questo ruolo difficile ma allo stesso tempo entusiasmante. Ottaviano, poi, è tutto per me: lo faccio con passione e di conseguenza amo gli ottavianesi così come sono, detesto chi ne sottolinea soltanto i difetti, che ci sono, per carità, ma non bisogna dimenticare che questo è un popolo figlio di una storia importante.

Nel 2013 ho sentito il bisogno di partecipare, di contribuire. Il mio lavoro mi porta spesso in giro per il mondo, ogni volta che tornavo a casa da un viaggio, mi tormentava l’idea di restare con le mani in tasca e non far nulla per rendere il mio paese competitivo con molti dei luoghi visitati. Con Luca c’è un rapporto che viene da lontano, ho condiviso tante cose con lui e lo conosco da sempre, ma ciò che mi entusiasmò fu la grande partecipazione popolare intorno a una squadra di giovani che aveva come obiettivo il riscatto di questa città.

 

I rumors, però, vedrebbero uno scontro ormai aperto col sindaco Luca Capasso ed è di pochi giorni la notizia del suo allontanamento dal gruppo di maggioranza. Cosa può dirci al riguardo? Ci sono margini di riconciliazione?

Su questa domanda ci avrei scommesso, è attuale e legittima, ci mancherebbe. Mi fa anche piacere ad onor del vero, perché mi da la possibilità di chiarire alcuni punti fondamentali sulla situazione politica del momento.

Tra me e il Sindaco non c’è nessuno scontro, alcun litigio. C’è solo una fase di grande divergenza che in politica si traduce con la necessità di prendere posizioni. È evidente che una presa di posizione forte genera tensioni, incomprensioni, e capisco che questo può dare l’idea di uno scontro cattivo, ma così non deve essere, perché in politica è giusto e sacrosanto difendere le proprie idee.

Ho lasciato un gruppo di maggioranza ma ciò non significa che sia andato altrove. Io non mi sono allontanato dalla maggioranza per andare con l’opposizione, questo sia ben chiaro. Di fronte a una mia non condivisione della linea e del modello di governo intrapreso, a partire anche dalla modalità attraverso il quale si è giunti al nuovo esecutivo di giunta, ho deciso di fermarmi ed assumere una posizione. L’ho fatto soprattutto per rispetto del mio ruolo, di ciò che in quell’assise rappresento. Resto in ogni caso legato al progetto 2013 e continuerò a difenderne i valori che lo fecero nascere in una posizione al momento completamente diversa.

Mi sono dichiarato indipendente perché a un certo punto ho sentito il dovere di farlo: quando viene meno il confronto, il dialogo, lo scambio, la condivisione, l’obiettivo comune, credo sia giusto assumersi le proprie responsabilità e dire ai cittadini le cose come stanno. Non c’è nulla da riconciliare, perché ripeto, io mi sento in pace con tutti, anche e soprattutto col Sindaco. Al massimo si potrà convergere, questo si, ma ciò dipenderà esclusivamente dalla voglia di ritrovarsi intorno a un progetto politico: sui programmi, sulla direzione, sulla linea, sull’obiettivo comune, sul ricoinvolgimento della base; non certamente su mie posizioni singolari, a me non serve nulla, io dalla politica non voglio nulla, anzi, io voglio dare. Faccio politica e non cerco inevitabilmente spazi personali, per me la priorità è costruire ciò che ci eravamo prefissati. Questo chi di dovere lo sa, perché mi conosce bene.

 

Cosa pensa non sia stato fatto ancora e cosa vorrebbe si facesse prima della fine della consiliatura?

Sono state avviate alcune cose, bisogna essere intellettualmente onesti, e soprattutto non dimenticare le eredità difficili; ciò che manca, però, secondo me, è quel pizzico di energia in più per combattere alcune battaglie decisive per questo territorio.

Bisogna riconquistare spazio e imporsi di più con gli enti sovracomunali, disegnare la città del futuro a partire soprattutto da un nuovo sviluppo urbanistico, organizzarsi bene per intercettare fondi europei e proporre progetti pratici e rivoluzionari. Per far ciò bisognerebbe coinvolgere risorse fresche, uno staff di uomini e donne competenti e capaci.

Questa amministrazione dovrà avere la capacità di lasciare un suo segno e non esclusivamente lavorare su ciò che viene dal passato.

 

Come giudica il lavoro degli assessori ed in particolare di quello che dovrebbe essere di sua espressione?

Guardi, la giunta è il motore propulsivo di una amministrazione, non può fare tutto il Sindaco. Per questo dico che si può fare sempre meglio. Sull’operato dell’assessore che era di mio riferimento non sono affatto soddisfatto, sono chiaro, e questo è anche uno dei motivi per cui ho lasciato Rinnovamento Ottavianese, perché con molta onestà non ho condiviso la sua riconferma. Aniello Saviano è un mio amico ma la politica è un’altra cosa. Un assessore che è espressione di un gruppo deve restare tale e non chiudersi in una posizione sindacocentrica, e ciò non significa che non debba rispondere al Sindaco, per carità, ma manco deve mai dimenticare che occupa uno spazio in giunta soprattutto per rappresentare e testimoniare i valori del gruppo politico di riferimento. Tre anni fa, in qualità di primo eletto, mi impegnai personalmente affinché Saviano diventasse assessore, e lui non era nemmeno il primo dei non eletti: avrei potuto farlo io o provare a pescare altrove ma in quel momento ritenni, insieme a Ranieri e al Sindaco, di investire sulla sua persona. Gli fui grato anche per l’impegno che aveva profuso nella fase organizzativa della lista, gratitudine che alla luce delle vicende attuali non mi è stata affatto ricambiata. Ciò non mi meraviglia.

 

Si avverte ancora forte una spaccatura tra ottavianesi e sangennarellesi. Da cosa crede dipenda e cosa si può fare per superarla?

È semplicemente uno sciocco retaggio culturale. Io sono stato sempre un forte sostenitore dell’idea unitaria, non possiamo pensare e manco minimamente credere che, nell’era degli Stati Uniti d’Europa, Ottaviano e San Gennarello possano essere due realtà divise. Saremmo anche ridicoli onestamente. Cosa diversa, però, è la necessità di mettere in campo una progettualità che tenga conto delle forti e, a tratti, diverse identità comunitarie e farne, ognuna con le sue peculiarità, un’unica e grande energia. Più che due paesotti, io ci vedo una grande e importante cittadina.

 

Lei è stato il propulsore del comitato che organizza la festa patronale. Oggi, tuttavia, sembra averne preso un po le distanze. Perché?

No, non ne ho preso le distanze, mi sento tuttora protagonista di questa stagione brillante per quanto concerne la festa patronale. Insieme a Luca, subito dopo essere stati eletti, pensammo al rilancio della Festa di San Michele e credo in parte di esserci riusciti, grazie soprattutto a chi ci mette le braccia oltre che la mente e mi riferisco al Comitato Ottajano Feste. Quest’anno ne sono stato più lontano, perché c’è una seria questione politica in atto e dato che la festa di San Michele con la politica non c’entra un tubo, non volevo che le mie posizioni si riflettessero all’interno di un gruppo che deve avere come obiettivo unicamente la festa. Certo, ritengo che anche il comitato abbia bisogno di nuovi stimoli, perché tutto a un certo punto tende alla saturazione, ma di questo credo sia giusto parlarne più in la. Mi riserverò di dare qualche parere al Sindaco e al Presidente nelle sedi opportune, credo sia ancora legittimato a farlo.

 

Come crede sia possibile fare di Ottaviano un luogo di attrattiva e di ricchezza, quale crede debba essere la direzione?

Il piano regolatore senza ombra di dubbio dovrà essere volano di sviluppo, ma bisognerà essere molto bravi e attenti in questo. Come dicevo prima, è necessaria una riorganizzazione urbanistica che preveda nuovi centri di aggregazione e sviluppo socio economico. Ottaviano è stata una grande città ed ha, secondo me, le carte in regola per tornare ad esserlo; biosgna, però, essere ambiziosi e coraggiosi. Un obiettivo importante sarebbe la delocalizzazione di alcune aziende dal centro urbano ed immaginare li, la city del futuro.

 

È stato sempre molto attento alle tematiche del Parco Vesuvio e allo sviluppo territoriale attraverso il turismo, ci crede ancora?

Ci credo ancora di più!! Il Parco Nazionale del Vesuvio è l’unico grande progetto in campo su questo territorio ed Ottaviano è senza ombra di dubbio il centro di tutto ciò. Veniamo da un periodo buio, questo è sotto gli occhi di tutti, dove il Parco ha rappresentato talvolta un ente inutile o ancor peggio un ostacolo per lo sviluppo territoriale. Con la Comunità del Parco, che è l’organismo di rappresentanza dei comuni, abbiamo più volte sollecitato ed aperto la discussione. Piccole note positive ci sono state ma c’è ancora tanto spazio da recuperare. Oggi il Parco ha un nuovo presidente, che è un giovane amministratore del territorio ed in lui riponiamo grande fiducia e brillanti aspettative. Va snellita la normativa che regolamenta i parchi nazionali ed in questo i Sindaci del vesuviano devono farsi sentire col governo, perché accanto alla tutela ambientale che resta un valore assoluto va data la possibilità di creare sviluppo economico ed occupazionale.

Ottaviano non può non fare del turismo un suo cavallo di battaglia, è secondo me la cittadina meglio collocata intorno al Vesuvio. Anche in questa direzione credo di aver dato gli stimoli giusti: Ottaviano nel suo bilancio non aveva un capitolo dedicato al turismo e basti pensare anche al Primo Forum del Turismo Vesuviano, una kermesse che ha messo Ottaviano al centro del dibattito intorno al Vesuvio. È evidente che gli stimoli vanno coltivati e perseguiti sennò restano perdite di tempo.

Il grande progetto della Funivia del Vesuvio che da Ottaviano condurrebbe i turisti fino al gran cono è sicuramente una forte e vincente ambizione che va seguita con decisivo impulso e senza cedere un centimetro di campo. Io ci credo perché c’ho lavorato in prima persona e so con certezza che non è una follia ma un’opera strutturalmente realizzabile. Se oggi il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ne parla anche nelle sue interviste è sicuramente merito di un nostro stimolo. E lasciamo perdere di chi sia stata l’idea, quello appartiene ai nostri capricci, sia io che il Sindaco conosciamo la verità ma non è questo ciò che conta: la priorità è realizzare l’opera.

 

Cosa pensa del lavoro svolto dalla minoranza in questa consiliatura? Cosa della assenza totale del Pd dalla vita politica del nostro paese?

Penso che anche loro paghino lo scotto di anni politicamente bui, di assenza del dibattito politico. Io credo che un consigliere comunale, che sia di maggioranza o minoranza, debba assumere una presenza quasi asfissiante rispetto alle istanze e alle proposte. Questo territorio non può più permettersi stasi politica.