“La pazza gioia”: un ritorno tutto al femminile per Virzì

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Beatrice si trova a Villa Biondi, istituto terapeutico, in seguito a due sentenze da parte del tribunale. La sua permanenza qui è resa difficile dalla sua mitomania, che non può che portare ad antipatie da parte di tutte le altre ospiti dell’istituto. Un giorno, a Villa Biondi, arriva Donatella, costretta ad un recupero in seguito ad un gesto estremo. La simpatia per Donatella, seppur stranamente, da parte di Beatrice è immediata. Non può infatti fare a meno di prenderla sotto la sua ala protettrice, colpita dalla sua fragilità psicologica. L’occasione per avvicinarsi ancora di più la da la stessa Beatrice: alla fine di una giornata di lavoro, il pulmino dell’istituto tarda a venire a prendere le ospiti, e Beatrice coinvolge Donatella in una fuga, che le porterà a capire ed a capirsi.
Virzì usa due protagoniste fragili, ma allo stesso momento decise, per raccontare una storia che sa di unicità. Loro due, che sono semplicemente alla ricerca di un po’ di felicità, si trovano ad essere oggetto di giudizio da parte di un intero sistema che tutto fa tranne che cercare di capirle e di risolvere i loro problemi.
Quello che effettivamente sta stretto alle due protagoniste è il non poter essere loro stesse, il non poter affrontare la loro realtà senza il peso di giudizi a volte dati con troppa leggerezza ed a volte dati con troppa freddezza.
Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti sono bravissime nel vestire i due personaggi alla perfezione, nel fargli vivere la laro tragedia ed il loro tentativo di rinascita.