Napoli, con Asci ed Elicantropo l’alta formazione in cinema e teatro

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Napoli è una delle patrie dell’arte, questo non dobbiamo scordarcelo mai. A portare avanti il vessillo della qualità, quel connubio speciale che poco spesso si trova nei docenti delle scuole di formazione, ossia di chi “insegna l’Arte & la pratica prima di tutto”, sono due scuole. Le iscrizioni sono aperte: entriamo nelle loro stanze.

L’Asci  (Piazza Trieste e Trento) di Francesco De Falco e Luca Cestari è la scuola di cinema che da soli tre anni a questa parte ha sbancato la folta vegetazione di scuole e corsi di formazione in Campania. I suoi allievi vincono festival, sono chiamati in produzioni importanti (Bastardi di Pizzofalcone, i Jackal, Gomorra,…), operano con attrezzature di prima scelta (GMC) e gli attori anche famosi accorrono per partecipare ai corti di fine anno dei ragazzi (Massimiliano Rossi, Agostino Chiummariello, Lello Serao…) . La formula vincente non si può svelare, ma ecco cosa ne dice Antonio Caiazzo, uno degli allievi:-“L’Asci mi ha insegnato la Professionalità e la Verità. E’ un luogo dove le persone sono mosse da grande passione”. Sì, perché l’Asci ti permette di imparare la realtà nuda e cruda del cinema fuori dalle aule: stare sul set, con tutte le sue gioie e dolori. (Nella pagina fb della scuola ci sono tutti gli aggiornamenti)

L’Elicantropo (Vico Gerolomini, http://www.teatroelicantropo.com/home.asp) di Carlo Cerciello e ImmaVilla è da vent’anni è il cuore caldo del teatro vivo a Napoli. Gli allievi vantano una formazione interdisciplinare: varie arti concorrono alla costruzione della persona dell’attore, del regista o del drammaturgo e ognuno deve sapere la struttura portante dell’altro. Ecco come parla della propria esperienza un attuale allievo attore, Edoardo Sassone:-“ L’Elicantropo è ormai, per me, un luogo aspaziale e atemporale, parallelo alla vita quotidiana, che ad essa si rivolge. Con la sua presenza la contagia e ne smussa le solide certezze. L’Elicantropo lo porti con te quando torni a casa, quando studi, lavori, ami, perché modifica il tuo genoma con un impatto irreversibile sul tuo universo. Non ti chiede tuttavia di non essere te stesso, ma di sublimare quello che hai per un fine superiore. Quando con Carlo Cerciello, anima del teatro, ad esempio, studiamo Machbeth, dobbiamo comprendere una realtà ben lontana dal quotidiano perché non esiste nelle nostre vite un essere di così immense e contrapposte passioni. Ci si chiede allora sì di attingere al nostro lercio, alle profondità oscure del nostro essere, ma di incanalarlo nei pensieri del personaggio che noi dobbiamo prima vivere, poi dargli un’anima e infine trasmettere. E’ una follia dominata dalla lucidità: l’irrazionalità della fantasia serve a vivere i pensieri del personaggio, la lucidità a usare la tecnica attoriale e obbedire alle note di regia. E’ un equilibrio, quanto più armonico possibile tra testa, cuore e pancia (istinto). Mi dà la possibilità di giocare con gioia: come il bambino che ha paura della cantina buia, e vi scende volontariamente per avere paura, per giocare con essa.”

Di seguito il link del servizio giornalistico di TgR: